mercoledì 10 settembre 2008

La banda del buco

Lo avrete letto su tutti i giornali: siamo alla vigilia dell'inaugurazione del più grande acceleracosi del mondo e a pochi giorni dalla distruzione della Terra ad opera del primo buco nero artificiale. Vorrei celebrare l'evento raccontando anch'io qualcosa su quei personaggi che hanno lavorato sodo per ottenere questo spettacolare risultato e che presto verranno linciati da folle inferocite.

Al di fuori del circolo degli adepti ai lavori sono davvero in pochi a sapere quanto abbiano in comune congressi internazionali di esimi scinziati e falò sulla spiaggia di diciassettenni in fregola. Io che ho partecipato a questi e a quelli vi svelerò il segreto: in ambo i casi, ci si va per trombare, per farsi trombare, o quanto meno per ubriacarsi. Pregherei i lettori adusi alla prassi accademica di integrare il principio generale testé enunciato con l'esemplificazione della loro esperienza personale, possibilmente in forma anonima, in calce a questa gibella.

Il profano positivista si sentirà probabilmente a disagio all'idea che il futuro della scienza e della tecnologia occidentale, nonché quello del suo iPhone e della Playstation, riposino in grembo ad alcoolizzati sessualmente inappagati. "Perdindirindina," egli si dirà, "c'è una bella differenza tra una conferenza di fisica e un convegno amoroso di adolescenti: alla conferenza si va per ascoltare degli interessanti seminari!".

Il povero illuso. Anzitutto, del futuro della scienza, della tecnologia, dell'iPhone e della Playstation da domani risponderà un buco nero piuttosto incazzoso. E in ogni caso, no, gli scinziati non fanno i seminari per darsi un tono e fare finta di avere un ottimo motivo per andare alle conferenze; nell'ambiente lo sanno tutti qual è il vero motivo, nessuno ne fa mistero. Ce lo si dice in faccia. Perché, ordunque, gli scinziati si costringono a scoglionarsi dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 13:30 alle 18:30 organizzando interminabili sessioni di farneticamenti?

È semplice. Per fare un falò sulla spiaggia ci vuole la legna, una spiaggia, una chitarra (della medesma qualità della legna da ardere) e il resto già sai; per fare una conferenza ci vogliono alberghi, ristoranti, sale riunioni, puntatori laser, computer, bancarielli per distribuire i badge, hostess appetitose per tenere svegli gli scinziati più rincoglioniti, dolćetti a volontà, accesso uai-fai al vuvvuvvù, spettacolini di intrattenimento e quant'altro. Se ne deduce (la dimostrazione è lasciata al lettore per esercizio) che una conferenza media costa quanto milleseicento-millesettecento falò sulla spiaggia, o quanto un incendio di medie proporzioni a via dei Tribunali. Chi ce li dà questi soldi? Ecco dove entrano in gioco i seminari. Servono a convincere quelli con i soldi (o, equivalentemente, quelli con la giacca) che alle conferenze si discute di cose interessantissime, si compiono grossi progressi, si stringono solide collaborazioni e ci si scambia profonde osservazioni sugli ultimi risultati. In realtà, già ve l'ho detto sopra, alle conferenze... ci siamo capiti.

Veniamo al sodo. Qualche mese fa ho fatto domanda a quelli con i soldi per andare a una conferenza a Montréal. Mi toccava di diritto, visto che era (è) una vita che non andavo (vado) a una conferenza e visto che avevo (ho) proprio voglia di vino a sbafo. Ahimè, quelli con la giacca devono aver tenuto d'occhio il mio pluzio, perché hanno deciso di non sborsare neanche una lira. Tutti, se li vogliono tenere i loro soldini, tutti tutti. Bastardi. Se li sono magnati tutti.

Poi ho capito. Magari se li fossero magnati, i soldi. Molto peggio: li hanno dati a questi tizi. Il passaggio più illuminante dell'articolo è l'occhiello:

Il segreto dell'attrazione secondo una ricerca britannica sta nella chiarezza / Bisogna far capire a chi si vuole conquistare che ci piace e dirglielo

Quanti anni hanno questi ricercatori, tredici? È più o meno da quell'età che so che quello che si butta (il mio amico) ricoglie e quello che non si butta (io) rifonde. Non solo si sono zucati i miei soldi per questa cazzata, non li hanno neanche usati per andare a una conferenza! Perle a chi non ha i porci, pane ai denti. E ormai è troppo tardi per rimediare.

Ah, mi raccomando, state lontani almeno qualche raggio di Schwarzschild da Ginevra.

giovedì 4 settembre 2008

Suspense!

Sì, d'accordo, ho il fisico a busta di latte e non riesco a chinarmi fino a terra. Ah, sì, senza occhiali vado a sbattere contro i lampioni. E mi faccio aprire le bottiglie d'acqua dalla mia ragazza. Il mio nome è sempre separato da un numero dispari di negazioni dai seguenti aggettivi:

  • macho
  • pompato
  • appetitoso
  • tornito
  • virile
  • muscoloso
  • prestante
  • vigoroso
  • sodo
  • succoso

Insomma, se ci fosse ancora da andare a caccia di mammut mi sarei già estinto da tempo. In compenso, almeno, ho un'ottima scusa per tutto ciò: ho un Ph.D. in fisica nucleare. Non ci si può mica aspettare che uno che ha dedicato tutta la sua maggiore età all'onanismo cerebrale possa aver compiuto attività fisiche più impegnative della cancellazione di una lavagna! Anzi, è anche lecito aspettarsi un po' di fiatone a lavagna pulita. Giusto? Eh. È quel che dico anch'io.

Ma.

Fino all'avvento dell'oracolo di Delfi del terzo millennio, l'unica fonte attendibile di notizie improbabili era il rinomato "Forse non tutti sanno che..." della Settimana Enigmatica, tuttora insuperato in quelle situazioni in cui l'accesso al vuvvuvvù è compromesso da occorrenze sfavorevoli, tipo in un batiscafo a tremila metri di profondità, in un hammam, sulle montagne russe o in chiesa. (Sulla chiesa ho qualche dubbio.) Appunto in una di tali situazioni mi trovavo quando ho letto il seguente trafiletto.

Il filosofo Platone prese parte come concorrente ai giochi Olimpici, vincendo due volte nel pancrazio, la gara che comprendeva lotta e pugilato.

La mia scusa preferita rischia di andare a farsi benedire. Platone? Due volte campione di pancrazio? Non è possibile.

Sapreste dire come può essere spiegato questo fatto?

SAPPIATE CHE:

  1. Platone è quello del mondo delle idee, quello dell'iperuranio, quello dell'aristocrazia, quello palloso, insomma. Nonostante ciò, la tecnica segreta di Platone non consisteva nell'addormentare gli avversari mettendo in scena da solo i suoi dialoghi e facendo le parti dei vari personaggi cambiando la voce.
  2. Nonostante il nome, il pancrazio era uno sport cruento e cattivissimo. Lotta e pugilato? Sticazzi. Leggete qua. Torsione delle dita, morsi sugli alluci, ginocchiate nei coglioni, dita negli occhi e canzoni dei Tiromancino. Roba da far rabbrividire Chuck Norris.
  3. Quando Platone ha vinto, il pancrazio non era mica disciplina dimostrativa! Altro che bocce, biliardino e tressette a perdere: alle Olimpiadi c'erano i migliori atleti del mondo (greco), energumeni vagamente somiglianti a Raul di Ken il guerriero, alti sei metri, larghi altrettanto e, soprattutto, ignudi come vermi. Platone li afferrava per le palle e strizzava come una lavandaia.
  4. Il nome "Platone", in greco "Πλάτων", si ricollega alla radice sanscrita bla, "ridurre ossa altrui in tanti pezzettini piccini".
  5. A seguito delle sue gloriose vittorie, Platone fu nominato portabandiera della squadra di Atene. La cosa più interessante è che non ha mai avuto bisogno dell'asta.
  6. Il signor Brando ha la patente da diversi anni ed è un guidatore abile e corretto.

Insomma?

Insomma, insomma... insomma Platone era il tipo che mangiava i fichi d'India con la buccia.

Con buona pace della mia scusa preferita.

L'immagine di Platone col fisicaccio è basata sulla rielaborazione di una foto di Rev. Voodoo.