domenica 29 luglio 2007

Cristo scienziato!

Tranquilli. Anche se sembra, non è una bestemmia, anzi. Voi che credete che sia impossibile conciliare scienza e fede, voi che vi sentite nuovi Giordano Bruno, voi che vi indignate per il processo a Galilei... ricredetevi. Siete ancora in tempo. Scienza e religione POSSONO andare d'accordo, come ci dimostra...

...LA CHIESA DI CRISTO SCIENZIATO!

Ebbene sì, un'altra delle mie scoperte ammericane. Solo le menti più eccelse nella storia dell'umanità sono riuscite a operare una sintesi talmente perfetta di scienza e fede, ragione e sentimento, cuore e cervello, Yin e Yang, orgoglio e pregiudizio, mazza e panelle, Cip e Ciop, pizza e birra, nonché Liberté, Egalité e Fraternité. Albert Einstein una volta disse: "Dio non gioca a dadi con l'Universo"; in realtà lo disse due volte, ma la prima volta non lo aveva sentito nessuno.

A. Einstein: Dio non gioca a dadi con l'Universo.
N. Bohr: Come?
A. Einstein: Dio non gioca a dadi con l'Universo.
N. Bohr: Ah.

Sono perfettamente consapevole che tutto ciò non c'entra granché col discorso di prima ma mi pareva giusto approfittare di un parere autorevole.

Ma cerchiamo di analizzare un po' più da vicino gli illuminati insegnamenti della Chiesa di Cristo Scienziato. Cito:

Christian Science, as discovered by Mary Baker Eddy, refers to the universal, practical system of spiritual, prayer-based healing, available and accessible to everyone.

È chiaro, no? Prayer-based healing. Significa che se ti rompi le corna ma preghi con sufficiente ardore, il Padreterno te le aggiusta. Non solo: se a rompermi le corna sono io, ma a pregare sei tu, funziona lo stesso. È strabiliante.

Già mi sembra di sentire le voci dei soliti scettici senzadio che si levano contro le frontiere più avanzate della conoscenza umana. Rasserenatevi, o infedeli: è tutto verificato. Cito:

A reliable, widely practiced system of prayer-based healing.

RELIABLE. Chiaro? Nel caso foste ancora in dubbio, sappiate che tutti i gloriosi risultati della Scienza Cristiana sono raccolti sul rinomato Christian Science Journal, una rivista sulla quale, vi confesso, aspiro tanto a pubblicare anche io. Ecco a voi una selezione di articoli notevoli:
  • Vera sicurezza: la vera sicurezza non è negli allarmi, nei cancelli e nei sistemi di sicurezza, ma nella prospettiva spirituale che abbraccia tutti gli esseri umani come figli dello stesso Padre, Dio.
  • Sono i "germi" che ci fanno stare male?: era quel periodo dell'anno in cui la gente si aspetta di prendere il raffreddore. E quando ho cominciato a starnutire, ho capito che dovevo passare oltre l'accettazione di questa credenza per trovare la salute.
Ma soprattutto:
  • Preghiera — e l'abbronzatura perfetta: segni di un possibile cancro alla pelle, risultato di un'eccessiva esposizione al sole, hanno condotto quest'uomo a chiedersi cosa adorasse davvero: Dio o il Sole? Il rinnovamento della sua relazione con Dio lo ha guarito.
Soddisfatti? Ite, missa est.

venerdì 20 luglio 2007

Rufus

Scena

Tardo pomeriggio, un bar del Greenwich Village, quartiere di New York noto per essere stato la culla del movimento di liberazione gay. Il locale è semivuoto, poche persone occupano un paio di tavoli accanto alle finestre. Atmosfera rilassata; musica lounge, ambient, ma anche un po' industrial. Il bancone del bar irradia una luce rossa.

La porta del locale si apre e compare una coppia di turisti. Lui indossa pantaloncini a pinocchietto, camicia bianca modello gelataio e sandali; porta al collo una macchina fotografica. Lei indossa una canottiera e dei pantaloni e ha un grosso zaino sulle spalle. I due scambiano alcune parole con una cameriera che li accompagna ad uno dei tavoli liberi.

Lui (sedendosi, visibilmente eccitato): Allora?
Lei (un po' infastidita): Sì... bello.
Lui: Avevo sempre sognato di farlo.
Lei: Lo so.
Lui: Ci pensi... sulla Fifth Avenue!
Lei: Sì...
Lui: ...con tutti quei taxi giallissimi!
Lei: Mhm.
Lui: ...fermare un taxi col fischio...
Lei: ...già...
Lui: ...e saltare dentro...
Lei: ...
Lui: ...urlando "SEGUA QUELLA MACCHINA"!!!
Lei: Un'emozione, senza dubbio.
Lui: La migliore.

Un cameriere porge due menù.

Lei (sfoglia): Beh, è carino il posto... da fuori sembrava peggio.
Lui: No, infatti... a parte...
Lei: ...il neon nel bancone.
Lui: Già.
Lei: E quest'aria condizionata a palla!
Lui: Infatti.
Lei: Ma fa freddissimo qua dentro!
Lui: Hm.

Sfogliano il menù in silenzio per un po'. Ogni tanto lui si distrae, segue il filo dei suoi pensieri, mima la scena che si è verificata poco prima e tra sé e sé mormora "segua quella macchina". Poi, soddisfatto, si dedica al menù.

Lei (prende lo zaino e ne recupera una magliettina): No, ma fa troppo freddo qua dentro. Esagerano proprio con quest'aria condizionata.
Lui: Infatti! E non capiscono che più la usano, più la città si riscalda!
Lei (indossa la maglietta): Quanto sono ammericani.
Lui: Già. Che cazzoni.
Lei: Tu che prendi?
Lui: Boh. Tu?
Lei: Boh.
Lui: Bene.

I due continuano a sfogliare per un po', e poi chiudono i menù. Nel frattempo entra Rufus, un omaccione sulla cinquantina, muscolosissimo, baffuto e un po' pelato; indossa una tenuta da palestra: canottiera aderente e hotpants. Si vede che è gay da un chilometro. Rufus saluta uno dei camerieri con familiarità e prende posto al tavolo accanto ai due turisti.

Il cameriere si avvicina ai turisti, prende le ordinazioni e si allontana.

Lui: Certo però che è proprio vero.
Lei (estraendo dallo zaino una sciarpa di cotone): Cosa?
Lui: Quello che si dice di solito dell'Ammerica... che è un Paese di grandi contrasti.
Lei: Ah, parli del quartiere?
Lui: Ma sì, anche dell'Ammerica in generale. È assurdo pensare che questo è il posto dove è nato il movimento gay e allo stesso tempo è anche la superpotenza egemone che ieri bombardava il Vietnam, oggi l'Iraq e domani boh... Casoria.
Lei: È vero. Pensa anche a Martin Luther King e al movimento per la desegregazione dei neri.
Lui: Che poi sono sempre segregati.
Lei: E già.
Lui: E la bomba atomica?
Lei: Però anche il sessantotto.
Lui: Ma anche McDonald's.
Lei: Ma anche il jazz.
Lui: Ma anche Britney Spears.
Lei (indossando un maglioncino di filo): Ma se ci pensi, sono stati sempre gli immigrati... le minoranze etniche a fare le cose buone dell'Ammerica.
Lui: Beh... tecnicamente qua sono tutti immigrati.
Lei: Anche noi indoeuropei a casa nostra, allora.
Lui: Ehm. Sì. Ma era tanto tempo fa. E comunque anche alla bomba atomica lavoravano tanti immigrati...
Lei: La fuga dei cervelli.
Lui: Bra.

Entra un altro omaccione, persino più muscoloso di Rufus ma anche più tarchiato e tracagnotto; indossa anche lui una succinta tenuta ginnica. Saluta un cameriere, si avvicina a Rufus e gli dà un bacino in fronte prima di sedersi accanto a lui.

I due turisti seguono la scena con gli occhi e sorridono.

Lui: Carini...
Lei: Sì... sono teneri!
Lui: Ma poi li hai visti?
Lei (indossando una giacca a vento): Sì, sì... sembrano proprio usciti da un film! Questa è proprio la terra dei cliché!
Lui: Infatti... sai a chi sono tali e quali?
Lei: A chi?
Lui: Ai Village P...

Si blocca a metà frase e rimane a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Volge lo sguardo spiritato a destra e a sinistra, come a guardarsi intorno, poi guarda fuori la finestra, salta in piedi, urla "aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!" e esce di corsa dal locale, sotto lo sguardo attonito di tutti.

Lei non si scompone. Rimane seduta per qualche secondo. Tira un sospiro. Si alza, raccoglie le sue cose e all'improvviso scatta fuori dal locale. Poco dopo si odono un fischio, uno stridio di pneumatici e la frase "SEGUA QUELLA MACCHINA!".

La foto di "Rufus" è di dram. Alcuni diritti riservati.

lunedì 16 luglio 2007

Stanza 101

Ciò che voi non sapete è che io vi vedo. Vi spio. Seguo tutte le vostre mosse, leggo quello che leggete, scopro le vostre preferenze, so dove andate, da dove venite, con chi ve la fate, cosa cercate e cosa trovate; a volte vi metto anche un dito nel naso e voi nemmeno ve ne accorgete. Insomma, in poche parole: mi faccio i cazzi vostri.

E come faccio, vi chiederete? Miei umili sudditi, è di una semplicità disarmante. Vedete quel contatore nella colonna a destra? Sì, proprio il contatore di cui abbondantemente sopra. È lui l'ECHELON della questione. Mi dice tutto di voi: se arrivate su La base del pilastro da un motore di ricerca, mi dice con che parole chiave l'avete trovato; se ci arrivate tramite un link, mi dice da quale sito ci siete arrivati; se ci siete arrivati perché prima avete visitato arekfs.blogspot.com e arekft.blogspot.com, beh, quello non me lo dice, ed un po' me ne spiace, ma non si può avere tutto.

Attraverso questo prezioso strumentino ho scoperto che il mio pluzio è stato visitato da uno o più lepidi personaggi affiliati in qualche maniera ad un lieto angolino della pluziosfera, il Gradino (che poi come indirizzo ha http://www.ilquartierino.splinder.com/... boh). Sapete, ho un debito verso di loro: mi hanno fatto una gentilezza mettendo un collegamento a La base del pilastro e mi pare carino ricambiare facendo altrettanto per loro.

Bene. Ora che siamo pari, posso rimettermi in debito copiando un'idea GENIALE che hanno avuto: ho aggiunto nella colonna a destra alcune delle ricerche grazie alle quali la gente ha trovato il mio pluzio su Gugol. Sapete come si fa a farsi trovare su Gugol? Basta inserire sul proprio sito certe paroline magiche (indovinate quali) ed ecco che il contatore si impenna. Che faccio, le scrivo? Le scrivo?
tette culo cazzo figa sesso
Naaaa.

domenica 15 luglio 2007

God bless Ammerica

La mia recente gitarella oltreoceano si è inaspettatamente rivelata un pozzo senza fondo di ispirazioni per questo pluzio, nonché una miniera di riflessioni sull'Occidente, sulla loro società, su quella italiana e su quella svedese; inoltre, ho contrabbandato un certo numero di graziosi oggettini (li si potrebbero definire souvenir) che catturano l'essenza e lo spirito di questo grande Paese, tanto grande che si fa chiamare con il nome di un continente.

Volendo quantificare, al netto sono rientrato nel Vecchio Continente con un eccesso di (in ordine sparso):

  • cinquecentoventicinque foto di New York (molte delle quali, ahimè, da architetto);
  • ventitré foto di Boston (la disparità si commenta da sola);
  • opuscoli e brochure di sette religiose assortite (cristiane e non);
  • un badge della American Nuclear Society con su scritto il mio nome;
  • due libri (di cui uno di Woody Allen, che sono ansiosissimo di leggere);
  • tre-quattro chili, o meglio, sette-otto libbre di puro lardo (nel miglior stile ammericano);
  • varie ed eventuali, ed infine:
  • una robusto rinforzino al mio antiammericanismo, che adesso dovrebbe bastarmi almeno fino al 2922 (che poi — ricordate? — è anche l'anno in cui il mio pluzio toccherà il milione di visite).

Alcune delle cose che ho qui elencato con tanta diligenza, e molte altre delle quali ancora non vi ho parlato, costituiranno l'oggetto di questa e di altre gibelle. Come antipastino, vi propino qualche foto che mi permette anche di chiudere il discorso sui cartelli.

L'Ammerica: il Paese della libertà.

Questa la adoro per il suo tono enciclopedico.

Qui mi astengo dal commentare...

E infine:

Mind the pox.

sabato 14 luglio 2007

La prima gibella di questo pluzio!

A dire la verità, il motivo per cui mi ero seduto davanti al PC stasera era perché volevo (finalmente) caricare sul blog qualche foto del mio ultimo viaggetto. Siete curiosi di vedere New York? Sì?! Beh, abbiate pazienza. Avevo appena cominciato a scrivere quando mi sono accorto che c'è un argomento ben più importante a cui devo dedicare la mia attenzione.

Il post sulle mie avventure ammericane comincia con la frase "La mia recente gitarella oltreoceano si è inaspettatamente rivelata un pozzo senza fondo di ispirazioni per questo blog". Ora, sarà che il viaggio ha inasprito il mio antiammericanismo (se pure era possibile), ma per la prima ho provato coscientemente fastidio ad usare la parola blog. Già in altri momenti mi era capitato di rabbrividire al mio stesso pensiero "ora faccio un post sul blog". E sì, e poi magari chiudo il browser e la chat, spengo il monitor e vado a fare jogging. Lo sapete come soffro al solo formulare pensieri di tale fatta.

Ho quindi deciso di esiliare le parole "post" e "blog"; ritenevo importante informarvi di ciò, altrimenti potrebbe sfuggirvi qualcosa della vicenda ammericana. Da oggi in avanti, la parola "blog" è ufficialmente sostituita dalla parola "pluzio"; la parola "post" è ufficialmente sostituita dalla parola "gibella". Da oggi in poi, si fanno le gibelle sul pluzio. Va da sé che da "gibella" deriva anche un verbo ("gibellare"), e, come al solito, siete caldamente invitati a diffondere i nuovi termini fino ai quattro angoli del globo.

Per concludere, un utile specchietto ricapitolativo:


blog ---> pluzio
post ---> gibella

A presto per il resoconto dell'Ammerica.

martedì 10 luglio 2007

Postilla a "Sì, viaggiare"

A grande richiesta, ecco a voi la famigerata foto di "Sciaquetta"!

L'uso della precedente (foto o sciaquetta che sia) è autorizzato per chiunque la desideri. © Luca Manco 2001

Il resto lo trovate sul sito di Nicla.