A dire la verità, il motivo per cui mi ero seduto davanti al PC stasera era perché volevo (finalmente) caricare sul blog qualche foto del mio ultimo viaggetto. Siete curiosi di vedere New York? Sì?! Beh, abbiate pazienza. Avevo appena cominciato a scrivere quando mi sono accorto che c'è un argomento ben più importante a cui devo dedicare la mia attenzione.
Il post sulle mie avventure ammericane comincia con la frase "La mia recente gitarella oltreoceano si è inaspettatamente rivelata un pozzo senza fondo di ispirazioni per questo blog". Ora, sarà che il viaggio ha inasprito il mio antiammericanismo (se pure era possibile), ma per la prima ho provato coscientemente fastidio ad usare la parola blog. Già in altri momenti mi era capitato di rabbrividire al mio stesso pensiero "ora faccio un post sul blog". E sì, e poi magari chiudo il browser e la chat, spengo il monitor e vado a fare jogging. Lo sapete come soffro al solo formulare pensieri di tale fatta.
Ho quindi deciso di esiliare le parole "post" e "blog"; ritenevo importante informarvi di ciò, altrimenti potrebbe sfuggirvi qualcosa della vicenda ammericana. Da oggi in avanti, la parola "blog" è ufficialmente sostituita dalla parola "pluzio"; la parola "post" è ufficialmente sostituita dalla parola "gibella". Da oggi in poi, si fanno le gibelle sul pluzio. Va da sé che da "gibella" deriva anche un verbo ("gibellare"), e, come al solito, siete caldamente invitati a diffondere i nuovi termini fino ai quattro angoli del globo.
Per concludere, un utile specchietto ricapitolativo:
blog ---> pluzio
post ---> gibella
A presto per il resoconto dell'Ammerica.
Una sola brillante interlocuzione a proposito:
inventare parole è divertente, ma alquanto anarchico. Ha un senso solo se veramente non esiste una parola italiana. Io per esempio sto promuovendo "nonnità". In questo caso diario, nota e apporre una nota sul diario sono di minore effetto ma funzionano.
Interloquisci (possibilmente brillantemente)!