mercoledì 13 ottobre 2010

WiFi Inside / 1

Non sono più tanto sicuro che l'Universo esista. Non parlo degli elettroni, dei potenziali vettori, del gruppo di rinormalizzazione, delle onde gravitazionali e via dicendo; una simpatica combriccola, nulla in contrario, ma non è perché abbiamo passato qualche ora piacevole insieme che esisti. [Note to self: una gibella sull'ontologia del gruppo di rinormalizzazione — ecco l'idea per tenere incatenati al monitor milioni di lettori!] Il mio problema è che non sono più sicuro dell'esistenza di questa tastiera, di questa stanza, della sedia che ho sotto il mio modestissimo culo, per servirvi. Sono un visionario? Sono i primi segni dell'Alzheimer? È senz'altro una forma di deformazione professionale. La Scienza sarà anche una gran figata, con tutti i suoi termini non lineari, spostamenti virtuali e Gedankenexperiment; ma mi ha giocato uno scherzetto malizioso.

Tutto cominciò con la storia dell'etere. Generazioni di scienziati furono sinceramente convinti della sua esistenza; e, si badi bene, si trattava di gente rispettabilissima, esimi scinziati com mogli e bambini, borghesissimi professori con i piedi per terra, tutti convinti che l'etere avesse la stessa concretezza della loro pomata per i baffi o dei loro pedalini. Poi due ammericani senzadio, Albert Michelson e Edward Morley, con quattro specchi e un occhio fino convinsero tutti che l'etere, se pure esisteva, doveva avere proprietà meccaniche radicalmente diverse dai budini Danone. Poiché quest'idea non piaceva a nessuno, poco a poco dell'etere non rimasero che un imbarazzante ricordo e qualche reliquia linguistica. Dalle pomate per i baffi al topolino dei denti nel giro di una notte.

Ero giovane quando mi hanno raccontato questa storia. Immaginavo le facce di tutti quei signori perbene mentre leggevano gli articoli di Michelson e Morley. "Ohibò, poffarbacco, sacrebleu", si dicevano strabuzzando gli occhi e aggrottando le folte sopracciglia. Ridevo di loro. Io, uomo del terzo millennio, so che l'etere è soltanto un'utile semplificazione del reale, so che la scienza è soltanto un modello, una macchina. Non bisogna prenderla troppo sul serio. Non so se l'uomo della strada dubita dell'esistenza di elettroni, potenziali vettori, ecc.1. Probabilmente se ne sbatte; ma se non dubita, dovrebbe. La macchina-scienza è un prodotto dell'umane menti e di quella di Ed Witten; e dunque contiene soltanto ciò che ci abbiamo messo dentro noi.

Ogni tanto provo a installare un nuovo pacchetto, e la Macchina si lamenta di conflitti e di dipendenze insoddisfatte:

# aptitude install special-relativity
I seguenti pacchetti NUOVI (NEW) saranno installati:
  special-relativity{b}
0 pacchetti aggiornati, 1 installati, 0 da rimuovere e 0 non aggiornati.
È necessario prelevare 18.5 B/18.5 MB di archivi. Dopo l'estrazione, verranno occupati 45.8 MB.
I seguenti pacchetti hanno dipendenze non soddisfatte:
  special-relativity: Va in conflitto: galilean-relativity ma 1:2.8.2 è installato.
  special-relativity: Va in conflitto: libsimultaneity ma 0.9.0+dsfg1-2 è installato.
  galilean-relativity: Va in conflitto: special-relativity ma 1:3.0.1 sta per essere installato.
Le seguenti azioni permetteranno di soddisfare queste dipendenze:

     Rimuovere i seguenti pacchetti:
1)     galilean-relativity
2)     libsimultaneity



Accettare questa soluzione? [Y/n/q/?] Y

Ma la cosa non mi perturba affatto. Ha! Che ingenuità lasciarsi sorprendere dall'effetto tunnel! Che facce da fessi che fanno gli studenti quando parli con la massima disinvoltura del principio di indeterminazione! Ma io non ho paura. Io sono un iniziato.

Poi ho esagerato.


1 Nel corso di un recente sondaggio telefonico, a 631 italiani di età compresa tra i 25 e i 60 anni è stata rivolta la domanda "Lei crede nell'esistenza di elettroni, potenziali vettori e menate varie?". Il 2% ha risposto "sì". Il 3% ha risposto "no". Il 95% ha risposto "eh?". ^

Una sola brillante interlocuzione a proposito:

L. ha brillantemente interloquito così:

Alla successiva domanda: "lei crede che in Davide Mancusi esistano neuroni?" il 100% degli intervistati ha filosoficamente risposto: "ne dubito"