giovedì 29 giugno 2006

Il radicale di ieri

A cosa serve imparare le lingue, quando la Rete ti offre traduttori automatici del calibro di Babelfish o di Google Translate? Non solo questi strumenti sono in grado di sostituire completamente il noioso e antiquato lavoro, tradizionale roccaforte di occhialuti consultatori di dizionari, ma svelano anche significati e simbologie nascoste ai più, anche in testi ben noti.

Prendiamo per esempio quel classico della musica leggera che è Yesterday (Lennon-McCartney). Ecco qui di seguito le parole della canzone, la traduzione di Google e l'analisi del significato profondo celato dietro le nostalgiche parole della ballata e messo in luce da Google.

Yesterday, all my troubles seemed so far away. Now it looks as though they're here to stay.Ieri, tutte le mie difficoltà hanno sembrato così faraway. Ora osserva come se siano qui rimanere.

Notare il tono confidenziale adottato da McCartney, che si rivolge direttamente all'ascoltatore e gli raccomanda di guardarsi bene intorno facendo finta che le difficoltà siano qui rimanere, benché soltanto ieri esse avessero sembrato così faraway (citazione di Troisi in Non ci resta che piangere).

Oh, I believe in yesterday.L'OH, credo ieri dentro.

Ecco cosa preoccupa McCartney: il radicale ossidrile che apparentemente aveva ingerito il giorno prima.

Suddenly, I'm not half the man I used to be, there's a shadow hanging over me.Improvvisamente, non sono metà dell'uomo che ho usato essere, ci è un'ombra che appende sopra me.

Il radicale OH lo divora dall'interno, gli procura una diarrea fulminante che lo lascia deperito e debole. Inquietante l'immagine dell'ombra che appende Paul McCartney come se fosse calzino da asciugare.

Oh, yesterday came suddenly.L'OH, ieri è venuto improvvisamente.

Non se l'aspettava, e l'ossidrile ha colpito.

Why she had to go I don't know, she wouldn't say.Perchè ha dovuto andare io non sapere, non direbbe.

L'intossicazione si aggrava, McCartney perde la capacità di coniugare i verbi e comincia a parlare come gli Indiani d'America dei fumetti di Tex Willer.

I said something wrong, now I long for yesterday.Ho detto male qualcosa, ora I lungamente per ieri.

Fortunatamente, se ne rende subito conto (ho detto male qualcosa) e cerca di rimediare. Che la I stia per "iodio", da usare come antidoto all'ossidrile? O forse è la I di ieri?

Yesterday, love was such an easy game to play. Now I need a place to hide away.Ieri, l'amore era così gioco facile da giocare. Ora ho bisogno di un posto di nascondermi via.

Umiliato dalle ripetute scariche intestinali, McCartney si arrende alla dura evidenza di aver perso l'amore della sua donna...

Oh, I believe in yesterday.L'OH, credo ieri dentro.

...e conclude la canzone maledicendone il responsabile.

Mm mm mm mm mm mm mmMillimetro millimetro millimetro millimetro millimetro millimetro millimetro

Qui ci sono due interpretazioni: o vi buttate sullo psichedelico (ma pesante, roba da farvi considerare le canzoni di Syd Barrett sillogismi aristotelici), oppure lo leggete come un inno alle unità non-SI, alle quali McCartney (da bravo inglese) è molto affezionato.

Pare, tra l'altro, che se si fa suonare al contrario la versione tradotta (quella SEGRETA!) si possa distinguere chiaramente Ringo Starr che si soffia il naso.

sabato 17 giugno 2006

Cultura scandinava

Secondo Wikipedia, lo svedese è l'ottantanovesima lingua del mondo per numero di parlanti. Sulla base di questo dato scientifico, deduco che non molti di voi siano stati iniziati alle delizie degli idiomi scandinavi: è dunque per questo che vi voglio raccontare qualcosa sulla lingua che si parla qui, perché spesso la lingua rispecchia lo spirito del popolo che la parla e aiuta a comprenderne la mentalità.

Dunque, i vichinghi. Avete presente, no? Elmi con le corna, gilet di pelliccia, barbe lunghe... personcine per bene, eh. Un po' rozzi, forse, specie agli occhi di noi mediterranei, che siamo cresciuti circondati dalla bellezza del nostro paese e dalle tavole imbandite di piatti nostrani. Ecco: quali sono le due cose per le quali l'Italia è più nota al mondo? Mafia a parte, io direi che sono la cucina e l'arte. Ed ecco come gli svedesi si pongono rispetto alle nostre radici.

Per esempio, ortaggio in svedese si dice grönsak; letteralmente, coso verde, il che la dice lunga sulla loro dimestichezza con qualsiasi tipo di cibo che non muggisca, grufoli, o cresca sotto terra. Ci sono rimasto molto male, però, quando mi hanno fatto notare che verdura vuol dire esattamente la stessa cosa :-| Ma comunque continuo a immaginarmi questa nave vichinga ormeggiata a Mergellina, e sul molo questi due tizi biondi, un metro e novanta a testa, barba lunga, elmo con le corna ecc. ecc. che si rigirano fra le mani un fascio di friarielli, se lo passano, lo studiano... e poi si guardano e concordano: "coso verde".

L'arte, poi. Come la vedono gli svedesi? Arte in svedese si dice konst; konstig, però, che è l'aggettivo derivato da konst (e che quindi dovrebbe voler dire artistico), vuol dire in realtà strano. A me questo sembra abbastanza notevole :-) In realtà, se ci pensate bene, artistico viene da artista, e non da arte... ed è così anche in svedese. Ma comunque, continuo a immaginarmi i due vichinghi di cui sopra che si aggirano per la Cappella Sistina, osservano quei muri enormi tutti dipinti, aggrottano le sopracciglia nello sforzo supremo di comprendere perché mai non hanno semplicemente imbiancato tutto... e poi si guardano e concordano: "konstigt".

Insomma, i vichinghi. Gente semplice, ma nonostante tutto anche saggia. Per esempio, gift vuol dire sia sposato che veleno. E poi ci sono i proverbi! Per esempio, först till kvarn får först mala vuol dire, letteralmente, il primo che arriva al mulino ha la farina per primo. Oltre a fare quasi rima in italiano, traduce più o meno (rovesciandolo) il concetto di chi tardi arriva, male alloggia. Il mio proverbio preferito, comunque, rimane questo: ju fler kockar, desto sämre soppa. Letteralmente: tanti più cuochi ci sono, tanto peggiore viene la minestra. In altre parole: cu troppi galli a cantà nun schiara maje juorno. Finalmente un sorriso sul volto dei due vichinghi.

venerdì 9 giugno 2006

Lo sciopero del pallone

Nove giugno duemilasei. Come voi ben sapete, oggi iniziano i Mondiali di calcio in Germania. Vi voglio proporre di aderire alla mia personale iniziativa di protesta: lo sciopero del pallone.

Chi mi conosce sa già che è da un po' che ho smesso di interessarmi alle allegre vicende del pallone nostrano. Non so quando o perché questo sia successo... piano piano mi sono andato disilludendo, è stato un passaggio graduale che mi ha lasciato estremamente disgustato verso il concetto di ventidue ragazzoni in mutande che vengono pagati milioni di euro per rincorrersi gaiamente su un bel prato verde dove nascono speranze. Pensateci un attimo: MILIONI di euro... la mia busta paga ha tre zeri in meno.

Ma non voglio fare polemiche di stampo moralista contro il calcio corrotto. Penso che TV e giornali italiani vi stiano bombardando a sufficienza con queste chiacchiere da bar (o è già finita? Si parla ancora del mega-scandalo o ormai ci si concentra tutti sulla Nazionale?). Dire che "il calcio non è più quello di una volta", "i calciatori guadagnano troppo" o "è tutta colpa delle pay-tv" è diventato un comodo e rassicurante luogo comune. Persino i calciatori sarebbero d'accordo :-)

Io vi voglio proporre un passo in più: scioperiamo. Non guardiamo questi cacchio di Mondiali. Se davvero siamo nauseati dalla corruzione nel mondo del pallone, se davvero rimpiangiamo il calcio pulito (che poi, diciamoci la verità, l'abbiamo mai visto?), allora non possiamo guardare questi Mondiali. Sappiamo benissimo che l'unico modo per manifestare il proprio dissenso è colpire gli interessi economici; e allora io vi dico: non guardiamo le partite. Non leggiamo i giornali. Non leggiamo le notizie su Internet. Non parliamone con gli amici. Disinteressiamoci completamente a quello che succede in Germania.

Questo è quello che farò io. Davvero, non me la sento di accendere la TV e guardare i ventidue mutandoni di cui sopra sgambettare sulle praterie teutoniche. Magari quest'astensione non servirà a niente (certo però male non farà), e sono sicuro che nessuno di voi aderirà all'appello, tanto forte è il richiamo del pallone. Lasciate che vi faccia una domanda, allora: come fate? Cosa vi racconterete quando leggerete che la Germania ha conquistato la qualificazione battendo lo Swaziland con un rigore all'ottantasettesimo minuto? E anche se pastette del genere non dovessero verificarsi, anche se tutto sembrasse pulito, come fareste a fidarvi? Come fate a crederci ancora? Sarei ansioso di leggere i vostri commenti.