lunedì 18 febbraio 2008

La prima storia di Arturo Ambiguo e del tenente Tenebra

Vista l'inaspettata partecipazione di pubblico al gioco degli indovinelli laterali (zero commenti) proseguo a discorrere amabilmente di questo argomento che evidentemente attanaglia i lettori e li inchioda ai monitor.

Su gentile concessione dell'autore Diego Scilla, ecco a voi il testo originale, finora inedito, de La prima storia di Arturo Ambiguo e del tenente Tenebra.


Forse non tutti sanno che Arturo Ambiguo, verso la metà degli anni 50, smerciava dadi da gioco truccati ad Altoona, in Pennsylvania.

Come tutti gli anni, ad ottobre, le strade di quella ridente cittadina erano ricoperte da un manto di foglie rosso-bruno, avvenimento che riporta alla memoria i nostalgici tempi dei biscotti della nonna.

Anche il tenente Tenebra, giunto da poco in visita allo zio emigrato, si lasciava travolgere dall'impetuoso fiume dei ricordi e quel giorno, affacciato alla finestra della sua stanza nel ranch, guardava malinconico il cammino degli indigeni mentre calpestavano il fogliame.

Ma lo zelo che caratterizza colui che in vita sua ne ha viste tante, non fece tardi a farsi sentire... per strada, le urla disperate di Arturo Ambiguo perforavano i timpani e laceravano il cuore del nostro eroe. Scese le scale, uscì dal recinto delle vacche (ma solo dopo aver salutato Bessy) e corse a fare il suo oneroso dovere.

"Mia moglie è morta! L'hanno uccisa! Dio mio, che tragedia!", urlava Arturo. Il tenente ebbe un déjà-vu, si avvicinò allo sconvolto connazionale e lo guardò con l'aria di chi la sa lunga. Insieme si recarono sul luogo del delitto... la scena era raccapricciante, il volto violaceo della donna era rivolto verso la porta e sembrava guardare negli occhi l'alfiere della giustizia; il corpo giaceva senza vita ai piedi di una poltrona... "Ah", pensò Tenebra, "la stessa poltrona dove mio nonno mi teneva sulle ginocchia quando mi fece assaggiare per la prima volta il brandy...". Ma questa è un'altra storia; i pensieri dell'imperturbabile tenente erano disturbati dalle urla di Arturo che fu mandato via a randellate quando il nostro fiero gendarme, che ancora accusava i segni della sbornia della sera precedente, chiese di rimanere solo col cadavere...

All'esterno della casa la folla si era radunata incuriosita e Arturo subito aveva organizzato una mano a dadi con i soliti bifolchi; quando dopo un'ora si aprì la porta fu subito silenzio: il tenente uscì col volto vinto dalla stanchezza, le sue stanche membra solcavano il patio con andamento altalenante; non indossava più l'impermeabile, tra l'altro la signora Maria non era neanche riuscita a togliere quella macchia di sugo, recava in mano un cric e una copia del testo che sto scrivendo... oggetti che chiaramente non significavano nulla agli occhi degli stolti spettatori così come a quelli del tenente.

Si avvicinò ad Arturo, lo fissò dritto negli occhi e gli disse: "Ma è possibile che io e te dobbiamo sempre fare questo? Vabbuò Artù, facciamo finta di niente. Per stavolta leviamo occasione... almeno mi sono divertito...".

La folla era sconvolta, Arturo cadde in ginocchio e pianse...

Come capì l'astuto tenente Tenebra che in realtà era stato il signor Ambiguo ad uccidere la moglie?


La risposta è tra le interlocuzioni.

Ben 8 brillanti interlocuzioni a proposito:

Arek' Fu ha brillantemente interloquito così:

Se è vero che l'uomo astuto fa tesoro dell'esperienza, il tenente Tenebra, risaputamente tonno, inizialmente non aveva proprio idea di chi fosse l'assassino.

Ciò che è ignoto ai più, è che la "faina in divisa" (così lo chiamano in caserma a Bastiano sul Tronto) è un necrofilo incallito ed è stata proprio questa sua passione l'arma invincibile per svelare l'arcano! In solitaria compagnia del cadavere, infatti, la "volpe sassone" (così è conosciuto in Baviera) si è accorto, al culmine dell'intimità, che la donna aveva dei dadi in gola che ostruivano l'accesso alle vie respiratorie e digestive... ma la cosa ancor più strana fu che in qualunque posizione egli la "girasse" la somma dei due dadi che a mano a mano uscivano era sempre 29!! Ebbene solo un uomo possedeva un tale tipo di dadi... ARTURO AMBIGUO... il primo paio li aveva vinti ad una corsa di scarafaggi alla quale aveva partecipato anche il tenente (che quella sera rimase in mutande)... ma questa è un'altra storia...

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Sì, praticamente c'ero arrivata anch'io.
Come hai fatto a postare il 28 febbraio? (che poi, è giovedì? orco can! c'ho da segnarmi un po' di cose sull'agenda...)

mra

Arek' Fu ha brillantemente interloquito così:

Semplice. Basta sbagliare a scrivere la data.

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

A dar fede ad uno studio dell'università della terza età del Saskatchewan, le probabilità di sopravvivere ad un ingoio di dadi truccati sono inversamente proporzionali alla somma media delle facce. E' vero perchè l'ho letto su focus, ed ho anche riprodotto l'esperimento su me stesso, con dadi bidimensionali per andare sul sicuro.

albertDice

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

beh, Davide? 'sta festa c'è stata o no?
aspetto di rivederti a Napoli
L.

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Hem...
http://niclanike.spaces.live.com/blog/cns!41EF3EBA38D052A4!3644.entry
Sei stato Premiato :D

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Nicla ti ha assegnato un FocaL Pride 2008.
Dice... e che è ???
Leggi in giro...

Complimenti !!!

Michele

Arek' Fu ha brillantemente interloquito così:

Eh, sì... per il tenente Tenebra, quello fu senza dubbio il miglior amplesso postumo di tutta la vita.

Peccato solo che la moglie di Arturo Ambiguo non possa dire lo stesso.