sabato 29 settembre 2007

La solita bolpa

Benché le folle e i media si scalmanino ad incensare lo stato di avanzamento delle democrazie occidentali e si industrino per propagandare la compiutezza e la perfezione della messa in essere dei diritti fondamentali dell'uomo, alcune menti elette non si lasciano abbindolare da frottole siffatte. Consideriamo, ad esempio, l'alfabetizzazione di massa: anche se all'occhio distratto dell'uomo della strada essa appare probabilmente come un passo irrinunciabile verso la creazione di una vera democrazia rappresentativa, essa ha in realtà spalancato le porte all'inquinamento irrimediabile della lingua e alla delirante proliferazione dei vari "stò", "fù", "fà", "quì", "sù" et similia; e non parlerò qui della nefasta copula con le moderne tecnologie delle telecomunicazioni, responsabile della nascita di "cmq", "xké", "nn", "ank", "belliximo" ecc.

Una lancia va tuttavia spezzata in favore di quegli esecrabili che fanno uso quotidiano di monosillabi scelleratamente accentati; non esiste un criterio logico per decidere dove porre l'accento. Pensate, ad esempio, al verbo "dare": perché si scrive "egli dà"? Ovviamente, per non confondere la voce verbale con la preposizione semplice "da". Ma perché dunque non si scrive anche "io dò", per evitare di confondersi con la nota musicale? Ho tanto la sensazione che le note musicali siano crudelmente bistrattate, in palese contraddizione con i principi di uguaglianza e tolleranza che ispirano la stessa alfabetizzazione di massa da cui abbiamo preso le mosse. Perché è sbagliato scrivere "il ré mì fà un regalo"?

Ecco allora che il vostro grammatico costruttivo preferito interviene a combattere le ingiustizie e ad appianare le disparità della lingua italiana. Il problema, se ci pensate un attimo, non è banale come sembra. Avrei potuto proporre una nuova regola: "la nota si scrive senza accento, ogni eventuale omografo si scrive con l'accento". Non l'ho fatto perché, per alcune note (la e si), sia la forma accentata che quella non accentata sono già impegnate: "la" (articolo) e "là" (avverbio); "si" (pronome) e "sì" (avverbio). Come uscire da questa impasse?

C'è probabilmente solo un modo per essere al sicuro: bisogna cambiare i nomi alle note. Che facciamo, dunque, adottiamo i nomi anglosassoni? Naaa. Molto meglio inventarsene di nuovi. Io propongo dunque la seguente nuova nomenclatura per le note musicali:


doremifasollasi
flozegnipabolradri

Provate a solfeggiare, adesso; anzi, provate a bolpeggiare. Riascoltate il famoso flo di petto di Pavarotti. È tutta un'altra musica.

martedì 18 settembre 2007

Vorrei scrivere "verba volant, scripta manent" in greco, ma non so come si dice

Non ho saputo resistere. Eccomi di nuovo a gibellare sui cartelli. Questa volta tocca a quelli ellenici, cosa che potrà sorprendere alcuni visto il mio fresco ritorno dalla Gallia. Ma tant'è.

Introduzione: chi è stato in Grecia (oppure, se è per questo, in qualunque paese dove si parli un idioma semi-incomprensibile) sa benissimo quanto è facile inzamarsi con i toponimi. Mi spiego: lo scopo del gioco è evitare imbarazzanti e fin troppo note scenette sullo stile noio vulevon savuar (che ve lo dico a fare) e, allo stesso tempo, riuscire a trasportare la propria gentile persona nel luogo designato; tuttavia, per pronunciare il nome dell'anus mundi di turno è tipicamente necessario slogarsi lingua e mandibola in un insensato contorto cancan di consonanti cacuminali la cui osticità ben eccede le capacità medie dell'uomo della strada. Quest'ultimo ricorre pertanto ad alcuni ingegnosi stratagemmi ("ingegnoso stratagemma" è un luogo comune dei più beceri e il suo utilizzo guasta la qualità della mia prosa; ciò mi addolora) per mandare a mente il toponimo, il più comune dei quali è il pezzotto linguistico. Ed ecco, allora, che Falàssarna (Φαλάσαρνα) diventa Falassàrna, Elafonìssi (Ελαφονήσι) diventa Efalonìssi, Kàmpos (Κάμπος) diventa Kòmbos.

Ma soprattutto, Sfinàri (Σφινάρι) diventa Sfintere. Potete dunque immaginare la mia gioia quando numerose curve ci hanno finalmente condotti a

Vediamo ora come il popolo greco si industri per attirare l'ignaro turista (ahimè, altro luogo comune).

  • Garantendo alloggi di qualità (Rooms Marò):
  • Promettendo facili coiti:
  • Preparando pietanze succulente:
  • Non badando a spese:
    ...il tutto sempre e comunque σιγά σιγά,
    come ci illustra gentilmente la nostra modella:
    Ehm. Lo so, questa foto è il cesso. Però vi assicuro che normalmente è molto più bella:
    (lei è quella a destra).
Vi è piaciuta questa carrellata? Spero proprio di sì. E ora, rullo di trombe e squillo di tamburi... arriva la ciliegina sulla torta (agh... luoghi comuni!)! Vi ricordate le foto dell'Ammerica? Vi ricordate del pezzo forte del mio reportage? Beh, tranquillizzatevi: non l'hanno inventata gli ammericani. Al massimo l'hanno inventata i greci (e quando mai no!). Di cosa parlo? Why, della minetta, of course.

lunedì 3 settembre 2007

-172

Annunciazzió, annunciazzió: la data (preliminare) per la mia dissertazione di dottorato è

venerdì 22 febbraio 2008.

Se volete venire in Svezia a (quasi) gratis, avete sei mesi di tempo. Se volete venire a fare un poco di ammuina, 22 febbraio. Accorrete numerosi.

domenica 2 settembre 2007

La terra dei minolli

Eccolo. Come, "chi"? Io. Eccolo. Quando dico "eccolo", intendo me. Sono di nuovo qui. Dimenticate i vostri sonni tranquilli... sono il sassolino nel sandalo, la zanzara notturna, la carta igienica a un velo, la pasta scotta, la macchinetta del caffè con la guarnizione nuova. Sono tornato.

E da dove sono tornato? Ma naturalmente, dalla terra dei minolli.

I minolli sono una gaia popolazione insediatasi una vita fa sull'isola di Creta, nel cuore del Mare Nostrum. La civiltà minollica acquistò presto una posizione economica egemone nel bacino del Mediterraneo grazie soprattutto all'invenzione dell'aliscafo, la quale permise a milioni di minolli di andare a fare la tanto agognata villeggiatura estiva a Cipro e di scaricare lo stress di anni e anni di ferie non godute. L'effetto sulla produttività dei mercanti minollici fu spaventoso, e nel giro di poche villeggiature Cnosso era diventata la capitale del mondo, ma che dico "del mondo", la capitale d'Europa, ma che dico "d'Europa", la capitale "del Mediterraneo", ma che dico "del Mediterraneo", la capitale di Creta, ecco, sì, la capitale di Creta.

Benché la supremazia di Creta fosse dunque soprattutto di carattere economico, non bisogna dimenticare che i minollici erano anche prodi e valorosi guerrieri, come testimoniano i numerosi affreschi ritrovati.L'importanza dell'arte bellica presso le popolazioni proto-minolliche è altresì testimoniata dai ritrovamenti di numerose macchine da guerra, adibite al trasporto di uno o più minolli,le quali erano spesso ornate da misteriose scritte in Lineare C, non ancora decifrate completamente. Gli studiosi sono divisi sulla loro funzione: secondo alcuni, si tratterebbe di invocazioni agli dei affinché proteggessero i delicati meccanismi delle futuristiche macchine minolliche, dato che iscrizioni simili sono state rinvenute sui resti degli aliscafi; secondo altri, invece, si tratterebbe di rebus, ipotesi supportata dalla decifrazione dell'iscrizione ritrovata sul famoso "Bolide della Canea",la quale recita:

Al bar OS è: aspetta colà RE = Alba rosea spettacolare.

Per chi non si ricorda cos'è il minollo, rinfrescatevi la memoria.