La mia recente gitarella oltreoceano si è inaspettatamente rivelata un pozzo senza fondo di ispirazioni per questo pluzio, nonché una miniera di riflessioni sull'Occidente, sulla loro società, su quella italiana e su quella svedese; inoltre, ho contrabbandato un certo numero di graziosi oggettini (li si potrebbero definire souvenir) che catturano l'essenza e lo spirito di questo grande Paese, tanto grande che si fa chiamare con il nome di un continente.
Volendo quantificare, al netto sono rientrato nel Vecchio Continente con un eccesso di (in ordine sparso):
- cinquecentoventicinque foto di New York (molte delle quali, ahimè, da architetto);
- ventitré foto di Boston (la disparità si commenta da sola);
- opuscoli e brochure di sette religiose assortite (cristiane e non);
- un badge della American Nuclear Society con su scritto il mio nome;
- due libri (di cui uno di Woody Allen, che sono ansiosissimo di leggere);
- tre-quattro chili, o meglio, sette-otto libbre di puro lardo (nel miglior stile ammericano);
- varie ed eventuali, ed infine:
- una robusto rinforzino al mio antiammericanismo, che adesso dovrebbe bastarmi almeno fino al 2922 (che poi — ricordate? — è anche l'anno in cui il mio pluzio toccherà il milione di visite).
Alcune delle cose che ho qui elencato con tanta diligenza, e molte altre delle quali ancora non vi ho parlato, costituiranno l'oggetto di questa e di altre gibelle. Come antipastino, vi propino qualche foto che mi permette anche di chiudere il discorso sui cartelli.
L'Ammerica: il Paese della libertà.
Questa la adoro per il suo tono enciclopedico.
Qui mi astengo dal commentare...
E infine:
Nessuno si è ancora degnato di interloquire a proposito.
Interloquisci (possibilmente brillantemente)!