(Questa storia, già lo so, piacerà tanto a Sebastiano.)
Per farvi venire voglia di venirmi a trovare, vi racconto la mia ultima avventura scandinava. Dovete sapere che, in questo accogliente angolo di Europa subpolare, di pasta (alimentare) ne arriva pochina, che è anche una cosa ragionevole allorché uno si ricorda che fino a quarant'anni fa ne avevano solo sentito parlare.
Anzitutto, ci sono pochi formati: ditemi voi come si fa a fare pasta e piselli senza il tubetto, pasta e fagioli senza la pasta mista (la quale, lo sapevate? esiste solo a Napoli... sapevatelo!) o le orecchiette coi broccoli senza le orecchiette. (Meno male che i broccoli ci sono.) E poi ci sono anche poche marche! In ordine decrescente di qualità:
- Barilla (e ho detto tutto);
- una sedicente marca italiana "Zeta" (la quale però scrive "Buono per pasta!" sul pesto pronto o "Aubergine grigliate" sulle melanzane sott'olio... ma dico io, benedetto iddio, almeno imparate lingua prima scrivere);
- varie marche di anemiche paste norvegesi (che scuociono se toccate con le mani bagnate).
A volte, se ti va di culo, in supermercati iperforniti e altamente specializzati, si trova la pasta de Cecco (la manna dal cielo). Potete quindi soltanto immaginare la mia letizia quando, accanto ai soliti spaghetti Barilla n. 5, scorgo un nuovo, attraente pacco rosso fiammante.
(Sì, lo so, non è lo scaffale del supermercato. È quello del bazar all'angolo. Fate finta.)
Poffarbacco, mi dico, questa è pasta napoletana! (Notare che dalla distanza a cui ero leggevo "Spaghetti" e "Napoli".)
Piglio e metto nel carrello, senza esitazione. (Qui mi viene in mente "Dogs":
You've got to be able to pick out the easy meat with your eyes closed
And then moving in silently, down wind and out of sight
You've got to strike when the moment is right without thinking.
Chiusa parentesi.)
Stasera decido di cucinarmi il mio cavallo di battaglia. Poiché però c'è tanta gente che si fa problemi a mangiare i cavalli, mi lascio convincere e ripiego su un onesto piatto di carbonara, da impreziosire con una grattata del pecorino che ho portato da Napule. Bene, mi dico, visto che ho il pecorino, facciamo le cose in grande e proviamo questa magica pasta napoletana. Tiro fuori il pacco...
...e mi accorgo subito che qualcosa non va. Sento che una parte dello scatolo è più pesante e rigonfia dell'altra. Un presagio di sventura mi corre lungo la spina dorsale. Incuriosito, apro la confezione.
Nell'ordine, estraggo:
- 403 g di spaghetti, "100% Hartweizen" (grano duro). Notare la precisione teutonica nella determinazione del peso;
- un misterioso sacchetto di alluminio contenente una sostanza liquida e un po' melmosa;
- Una bustina contenente "Geriebener Hartkäse" (formaggio duro grattugiato);
- Una bustina contenente "Würzende Mischung mit Kräutern", molto diplomaticamente tradotto in italiano come "miscela aromatica".
Sconfitto ormai su tutta la linea dall'avanzata della Wehrmacht, prendo il pacco e finalmente leggo "Spaghetti alla Napoli". Chi ha vissuto per un po' all'estero sa benissimo dell'esistenza di questo fantastico piatto. Così come l'insalata russa non è russa, le French fries non sono French e la genovese non è genovese, anche la pasta "Napoli", "alla Napoli" o "alla Napoletana" che dir si voglia non è napoletana. A Napoli, la pasta alla Napoli si chiama "pasta cu 'a sarza".
La mia congettura si rivela corretta. Sul retro del pacco mi si svela il contenuto del misterioso sacchetto di alluminio.
PASTA DI SEMOLA DI GRANO DURO CON PREPARATO PER SUGO DI POMODORO, MISCELA AROMATICA E FORMAGGIO
[...]
Preparazione: Lasciar cuocere gli spaghetti in circa 4-5 litri di acqua salata per 7-8 minuti [acqua abbondante, se no vengono limacciosi], girando di tanto in tanto [bravo]. Scolare in uno scolapasta [bravo]. Nel frattempo versare il doppio concentrato di pomodoro in una pentola conservando il relativo sacchetto contenitore [?]. Riempire d'acqua fino al segno (circa 300 ml) il sacchetto di alluminio [ah ecco! e dici "rifondici un po' d'acqua"!] ormai vuoto [meno male che specifica] e aggiungere alla salsa nella pentola. Aggiungere al tutto il mix per aromatizzare, 1-2 cucchiai di olio di oliva o [attenzione] un pezzetto di burro [!!!] (circa 30 gr) [sic] e mescolare. Portare a cottura per un breve periodo.
E ora sono disperato. Non so che fare. Lo potrei buttare, ma mi piange il cuore. Lo potrei provare... ma ho paura che mi piaccia.
Ben 4 brillanti interlocuzioni a proposito:
Fantastico.
Tra i lavori che potresti fare da grande dovresti - anzi, dovrerresti, se ti balzasse in capo di accogliere il suggerimento - aggiungere "compilatore di istruzioni per l'utilizzazione di prodotti alimentari preconfezionati".
Buon appetito!
parresia
E allora? come è andata? per quale soliuzione hai optato? fremo!
Buttala!!!
Buttalaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
*affanna*
burro????? nella sarza?
ah già quella non è salsa dimenticavo!comunque che schifo...dimmi che non l'hai mangiata!!!!
ps:anche se è una storia un po'triste la storia è piaciuta tanto anche a mariella... ;-)
Interloquisci (possibilmente brillantemente)!