martedì 4 novembre 2008

Random walk / 2

Il proclivio del colle era davvero invitante, non foss'altro che per il fatto di essere un proclivio. Bemolle collocò mentalmente la bella parola accanto a vasellame e periplo, tra le altre, e si concesse alcuni minuti di godereccia contemplazione della sua collezione; infine si diresse rinfrancato verso il sentiero che conduceva su per la collina. Lo aveva colto l'idea che, se fosse riuscito ad arrampicarsi fino in cima, da lassù avrebbe potuto scendere rotolando sull'erba.

Ahilui, la sua aspirazione fu presto frustrata dalla comparsa subitanea di un agile giaguaro che sbucò da un cespuglio di ossicocchi. Bemolle ruppe il passo e cercò di soppesare le intenzioni della fiera che gli si parava innanzi... minacciosamente, dirà il lettore. Ebbene, il giaguaro aveva piuttosto l'aria annoiata di chi ha passato tutto il pomeriggio sotto il sole a risolvere sudoku. A Bemolle comunque non parve giusto impicciarsi dei passatempi del giaguaro and tried to sidestep her nonchalantly; ma il giaguaro replicava i suoi movimenti passo per passo e gli impediva di proseguire il cammino.

"Drat", si disse Bemolle mettendosi un dito nell'orecchio. Il giaguaro lo imitò. Bemolle provò a offrirgli mentine per l'alito dolci, medie, forti e molto forti; gli recitò a memoria la quarta ecloga di Virgilio; tentò di convincerlo a salire con lui; cercò di affabularlo promettendogli imprecisati favori grazie a conoscenze influenti; gli mostrò le foto di quando da piccolo si rotolava nel fango; ma il giaguaro, a parte qualche grugnito di approvazione per le foto, rimase irremovibile dal suo proposito. Anzi si portò una zampa al muso e fischiò; le fronde dell'ossicocco si mossero e ne apparve un grosso leone dall'aria vagamente annoiata.

— Ho messo un sei, disse al giaguaro; ma questi fit semblant con albagia di non aver sentito e gli indicò invece le foto di Bemolle. Il leone drizzò le orecchie incuriosito. Le pose del buon Bemolle suscitavano un innegabile interesse presso i due quadrupedi e probabilmente rappresentavano un piacevole diversivo in un pomeriggio (o forse un'intera esistenza) di giochi enigmistici, allegorie e simbolismi; e poiché gli accadimenti insoliti non hanno bisogno di essere trasmessi a mezzo carta stampata, fu soltanto di lì a poco ai due felini si aggiunse un lupo dall'andatura ciondolante e visibilmente annoiata.

Alla vista del canide il leone immediatamente si irrigidì. Il lupo lo guardò di traverso, gli assestò uno scappellotto e gli intimò aggressivamente di tagliarsi i capelli. Il leone non nascose la sua vessazione e si allontanò con la proverbiale coda tra le gambe, seguito a poche zampate di distanza dal giaguaro; Bemolle (con gran delicatezza) aveva distolto lo sguardo dall'umiliazione del leone e aveva finito per trovarsi faccia a muso con quel prepotente del lupo dallo sguardo severo.

Ma le foto erano davvero irresistibili. Il lupo le osservò dapprima di sottecchi, con la coda dell'occhio. Bemolle gli fece notare che le chimere possono anche osservare con l'occhio della coda e il lupo parve positivamente impressionato; per cui questi si diede a sfogliare le foto con crescente attenzione, chiese lumi su qualche particolare e eventually annuì soddisfatto e concesse persino una pacca sulla spalla al nostro amico quadrioculato.

— Posso salire, allora?
Il lupo parve preso alla sprovvista.
— Ehmmmmm, disse mentre ponderava. Poi scosse il capo.

Nessuno si è ancora degnato di interloquire a proposito.