venerdì 20 luglio 2007

Rufus

Scena

Tardo pomeriggio, un bar del Greenwich Village, quartiere di New York noto per essere stato la culla del movimento di liberazione gay. Il locale è semivuoto, poche persone occupano un paio di tavoli accanto alle finestre. Atmosfera rilassata; musica lounge, ambient, ma anche un po' industrial. Il bancone del bar irradia una luce rossa.

La porta del locale si apre e compare una coppia di turisti. Lui indossa pantaloncini a pinocchietto, camicia bianca modello gelataio e sandali; porta al collo una macchina fotografica. Lei indossa una canottiera e dei pantaloni e ha un grosso zaino sulle spalle. I due scambiano alcune parole con una cameriera che li accompagna ad uno dei tavoli liberi.

Lui (sedendosi, visibilmente eccitato): Allora?
Lei (un po' infastidita): Sì... bello.
Lui: Avevo sempre sognato di farlo.
Lei: Lo so.
Lui: Ci pensi... sulla Fifth Avenue!
Lei: Sì...
Lui: ...con tutti quei taxi giallissimi!
Lei: Mhm.
Lui: ...fermare un taxi col fischio...
Lei: ...già...
Lui: ...e saltare dentro...
Lei: ...
Lui: ...urlando "SEGUA QUELLA MACCHINA"!!!
Lei: Un'emozione, senza dubbio.
Lui: La migliore.

Un cameriere porge due menù.

Lei (sfoglia): Beh, è carino il posto... da fuori sembrava peggio.
Lui: No, infatti... a parte...
Lei: ...il neon nel bancone.
Lui: Già.
Lei: E quest'aria condizionata a palla!
Lui: Infatti.
Lei: Ma fa freddissimo qua dentro!
Lui: Hm.

Sfogliano il menù in silenzio per un po'. Ogni tanto lui si distrae, segue il filo dei suoi pensieri, mima la scena che si è verificata poco prima e tra sé e sé mormora "segua quella macchina". Poi, soddisfatto, si dedica al menù.

Lei (prende lo zaino e ne recupera una magliettina): No, ma fa troppo freddo qua dentro. Esagerano proprio con quest'aria condizionata.
Lui: Infatti! E non capiscono che più la usano, più la città si riscalda!
Lei (indossa la maglietta): Quanto sono ammericani.
Lui: Già. Che cazzoni.
Lei: Tu che prendi?
Lui: Boh. Tu?
Lei: Boh.
Lui: Bene.

I due continuano a sfogliare per un po', e poi chiudono i menù. Nel frattempo entra Rufus, un omaccione sulla cinquantina, muscolosissimo, baffuto e un po' pelato; indossa una tenuta da palestra: canottiera aderente e hotpants. Si vede che è gay da un chilometro. Rufus saluta uno dei camerieri con familiarità e prende posto al tavolo accanto ai due turisti.

Il cameriere si avvicina ai turisti, prende le ordinazioni e si allontana.

Lui: Certo però che è proprio vero.
Lei (estraendo dallo zaino una sciarpa di cotone): Cosa?
Lui: Quello che si dice di solito dell'Ammerica... che è un Paese di grandi contrasti.
Lei: Ah, parli del quartiere?
Lui: Ma sì, anche dell'Ammerica in generale. È assurdo pensare che questo è il posto dove è nato il movimento gay e allo stesso tempo è anche la superpotenza egemone che ieri bombardava il Vietnam, oggi l'Iraq e domani boh... Casoria.
Lei: È vero. Pensa anche a Martin Luther King e al movimento per la desegregazione dei neri.
Lui: Che poi sono sempre segregati.
Lei: E già.
Lui: E la bomba atomica?
Lei: Però anche il sessantotto.
Lui: Ma anche McDonald's.
Lei: Ma anche il jazz.
Lui: Ma anche Britney Spears.
Lei (indossando un maglioncino di filo): Ma se ci pensi, sono stati sempre gli immigrati... le minoranze etniche a fare le cose buone dell'Ammerica.
Lui: Beh... tecnicamente qua sono tutti immigrati.
Lei: Anche noi indoeuropei a casa nostra, allora.
Lui: Ehm. Sì. Ma era tanto tempo fa. E comunque anche alla bomba atomica lavoravano tanti immigrati...
Lei: La fuga dei cervelli.
Lui: Bra.

Entra un altro omaccione, persino più muscoloso di Rufus ma anche più tarchiato e tracagnotto; indossa anche lui una succinta tenuta ginnica. Saluta un cameriere, si avvicina a Rufus e gli dà un bacino in fronte prima di sedersi accanto a lui.

I due turisti seguono la scena con gli occhi e sorridono.

Lui: Carini...
Lei: Sì... sono teneri!
Lui: Ma poi li hai visti?
Lei (indossando una giacca a vento): Sì, sì... sembrano proprio usciti da un film! Questa è proprio la terra dei cliché!
Lui: Infatti... sai a chi sono tali e quali?
Lei: A chi?
Lui: Ai Village P...

Si blocca a metà frase e rimane a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Volge lo sguardo spiritato a destra e a sinistra, come a guardarsi intorno, poi guarda fuori la finestra, salta in piedi, urla "aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!" e esce di corsa dal locale, sotto lo sguardo attonito di tutti.

Lei non si scompone. Rimane seduta per qualche secondo. Tira un sospiro. Si alza, raccoglie le sue cose e all'improvviso scatta fuori dal locale. Poco dopo si odono un fischio, uno stridio di pneumatici e la frase "SEGUA QUELLA MACCHINA!".

La foto di "Rufus" è di dram. Alcuni diritti riservati.

Ben 5 brillanti interlocuzioni a proposito:

Arek' Fu ha brillantemente interloquito così:

Chiosa (non potevo certo metterla all'interno del testo): nel caso ve lo foste domandati, vi confermo che Minetta Street, Minetta Lane e il Minetta Playground sono tutti all'interno del Greenwich Village.

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Oh, finalmente un pluzio di tutto rispetto, ce ne sono pochi in giro! Gibelle divertenti e a volte geniali. Complimenti all'autore!

Unknown ha brillantemente interloquito così:

bha...anche io ci sono stato in Ammerica, pero sulla west coast, molto bello il paese...peccato per i wasp...un giorno li dovranno pur mandare via..
in realta ti scrivo solo per farti un saluto...
Sebastiano

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Bellissimo, bellissimo.
Ma la giacca a vento Lei l'ha tenuta anche in taxi?

Anonimo ha brillantemente interloquito così:

Molto interessante...geniale la parte sulle origini americane e su quello che si è originato in Ammerica. Complimenti!

Tavor Silence