Fatevi un piacere: andate immediatamente a visitare questo sito e installate NaDa™. Io l'ho scoperto soltanto oggi e sono rimasto folgorato: l'ho installato su Linux e su Windows, funziona alla grande e fa esattamente quello che vi aspettate che faccia!... e, come se non bastasse, è anche gratis.
Insomma, siete ancora qui?! Dovreste essere qui!
Fatemi sapere che ne pensate. Ah, e già che ci siete, date anche un'occhiata agli entusiastici commenti degli altri utenti di NaDa™.
martedì 12 dicembre 2006
Il software del futuro
martedì 5 dicembre 2006
Lieta compagnia
Ecco a voi una graziosa foto della festa che ho organizzato nel weekend. Ci siamo divertiti abbastanza... anche se, come vedete, non sono venuti molti amici. Vi assicuro tra l'altro che la conversazione non era delle più brillanti, si finiva sempre per raccontare qualcosa che gli altri già avevano sentito. Tutto sommato mi sono trovato bene con i miei nuovi amici nonostante siano forse stati un po' invadenti... si comportavano come se fossero a casa propria.
Saluti da noi tutti!
Saluti da noi tutti!
Saluti da noi tutti!
martedì 28 novembre 2006
Piccoli analisti crescono...
Certo che ne hai fatta di strada, eh, Guido?
domenica 26 novembre 2006
La mandria pazza
Sono davvero pochissimi quelli tra voi che sanno a cosa mi riferisco quando parlo di una mandria pazza e di un polverone carico di sudore e di energia... purtroppo. Ma adesso avete finalmente la possibilità di redimervi.
È nato infatti La mandria pazza, blog pseudo-quasi-letterario a cura del buon ing. Diego Scilla e del sottoscritto, destinato ad ospitare i nostri conati novellistici. È un piccolo esperimento, se volete: cercheremo di collaborare e di scrivere qualcosa insieme pur essendo separati da 1376 km.
Ho dunque spostato i quattro post narrativi scritti da me sul nuovo blog; essi rappresentano l'inizio di una nuova storia, alla quale cercheremo di lavorare con alacrità e perseveranza. Probabilmente, inoltre, pubblicheremo pian piano anche alcune delle nostre fatiche letterarie passate.
Infine, ogni volta che aggiungeremo una nuova puntata farò un post qui con il link e magari qualche commento... insomma, potete stare tranquilli, non vi perderete niente.
sabato 25 novembre 2006
Ancora tre giorni
Suiwo, il discepolo di Hakuin, era un bravo insegnante. Un'estate, durante un periodo di ritiro, ebbe la visita di un allievo che era venuto a lui da un'isola meridionale del Giappone.
Suiwo gli diede il problema: «Senti il suono di una sola mano».
L'allievo si fermò per tre anni da lui, ma non riusciva a superare questa prova. Una notte andò in lacrime da Suiwo. «Devo tornarmene confuso e svergognato nella mia isola,» disse «perché non riesco a risolvere questo problema».
«Aspetta un'altra settimana e medita incessantemente» gli consigliò Suiwo. Ma il discepolo non ricevette l'Illuminazione. «Prova ancora per una settimana» disse Suiwo. L'allievo obbedì, ma invano.
«Ancora un'altra settimana». Ma non servì a nulla. Disperato, lo studente pregò il maestro di lasciarlo libero, ma Suiwo gli chiese di meditare per altri cinque giorni. Anche questi trascorsero senza risultato. Allora il maestro disse: «Medita per altri tre giorni, poi, se non riesci ad ottenere l'Illuminazione, faresti meglio a ucciderti».
Il secondo giorno l'allievo fu Illuminato.
(da 101 storie Zen)
giovedì 23 novembre 2006
Musica, musica
Voi che passate giornate intere ad ascoltare la radio e che non ne potete più di Tiziano Ferro e compagnia cantante (appunto), non preoccupatevi, vi salvo io: ecco tre alternative per i vostri pomeriggi di finto lavoro.
La prima è una radio francese che ho scoperto l'ultima volta che sono stato a Parigi e che suona musica jazz e blues sia "classica" che moderna, ventiquattr'ore su ventiquattro. Si chiama TSF 89.9 e potete ascoltarla sul web in streaming... basta cliccare su "écouter l'antenne".
Il secondo sito che voglio farvi conoscere invece è last.fm. L'idea è installare un programma (scaricabile dal sito - GPL, tra l'altro...) che permetta al vostro riproduttore musicale (Winamp, Windows Media Player o che so io) di inviare a last.fm informazioni sulla musica che ascoltate. Pian piano last.fm viene quindi a costruire il vostro profilo musicale personale e vi dà accesso ad una web-radio personale, che è basata sui propri gusti e che dovrebbe aiutare, tra l'altro, a scoprire musica nuova. Certo, se non avete le orecchie schizzinose (come me) e ascoltate qualunque cosa, allora questo sito non vi interesserà poi tanto; ma fatemi sapere se vi fate un account.
Di concezione simile è Pandora, che forse qualcuno già conosce. La cosa interessante di Pandora è che è basato sul Music Genome Project, un progetto che ha come scopo un'analisi "scientifica" della musica leggera e la classificazione delle canzoni sulla base degli elementi musicali presenti in esse. La musica suonata da Pandora quindi è scelta in base a criteri oggettivi come l'armonia della canzone, l'arrangiamento, la voce, il ritmo, eccetera.
Fatemi sapere che ne pensate... e buon ascolto :-)
martedì 7 novembre 2006
Perle di saggezza
Sometimes I lie awake at night, and I ask, "Where have I gone wrong?".
Then a voice says to me, "This is going to take more than one night".
domenica 5 novembre 2006
VERBODEN!
I belgi sono personcine civili... niente a che vedere con noi napoletani! A Bruxelles persino i cani sono educati e disciplinati... si alzano per far posto alle vecchiette sull'autobus, fanno la raccolta differenziata dei rifiuti e sono infallibili nella compilazione del modulo per la dichiarazione dei redditi. Figuriamoci se ad uno di essi verrebbe mai in mente di depositare i propri escrementi sulla pubblica via.
Eppure...
Eppure guardate cosa si trova per le vie di Bruxelles. Guardate quale onta sono stati costretti a subire i poveri cagnolini belgi. E tutto per colpa del napoletano di turno.
mercoledì 1 novembre 2006
L'inverno alle porte
Ecco cosa succede quando la temperatura scende da 13 a -2 °C nel giro di dodici ore...
Ho la sensazione che dovrei fare il cambio di stagione.
mercoledì 18 ottobre 2006
Polvere
Il corso pomeridiano di restauro stava ormai per terminare e la vecchia e tarlata pendola a muro aveva incontestabilmente vinto a mani basse la sua disfida personale contro il pregiato comodino Luigi XIV, il quale, pur essendo un arredo di squisita fattura nonché oggetto della lezione del giorno, non riusciva ad assorbire che una frazione trascurabile dell'interezza dell'attenzione che il movimento lento e polveroso delle lancette dell'orologio aveva ipnoticamente esatto dalla classe stanca e tormentata da numerose cefalee a grappolo. L'unico allievo che continuava a concentrarsi con dedizione certosina sugli incastri a coda di rondine della preziosa suppellettile sedeva naturalmente in prima fila e prendeva febbrilmente delle note su un elegante taccuino di cuoio rilegato, sul quale, di tanto in tanto, non disdegnava di tracciare degli schizzi che ritraevano con fedeltà sorprendente ora l'intarsio di un piede, ora il piano di una mensola, ora un pomello di un cassetto.
Allorché la pendola batté stancamente le sette, con riflesso felino la classe si alzò come un sol uomo e scattò verso la porta farfugliando indistinte e poco convinte parole di saluto all'indirizzo della piacente insegnante. Solo l'uomo in prima fila si mosse con lassitudine, chiudendo con cura il taccuino e raccattando i ventisette fogli dattiloscritti che contenevano un dettagliato resoconto della ricerca iconografica da lui condotta a proposito degli arredi letto Luigi XIV. La giovane precettrice gli rivolse un'occhiata piena di ammirazione ed orgoglio, come solo le donne zitelle, senza figli e alle porte della menopausa sanno fare, o forse invece uno di quegli sguardi che sussurrano di candele, di lenzuola, di sudore e di carni maneggiate, e a volte anche di lattice, manette e altri gadget di poliedrica applicabilità... uno di quegli sguardi che solo le donne zitelle, senza figli e alle porte della menopausa sanno rivolgere.
L'uomo già aveva raccolto tutte le sue carabattole e si dirigeva verso l'uscita dall'aula vuota. L'insegnante (la quale, a titolo di cronaca, aveva quarantasei anni, era nubile, non aveva mai generato creatura e aveva cominciato ad avvertire negli ultimi tempi delle strane vampate di calore) lo intercettò con una manovra da cacciatorpediniere e gli posò delicatamente la mano curata sulla manica del paltò.
— Va già via? — sussurrò melliflua.
— Purtroppo il dovere mi chiama — disse l'uomo guardandola dal fondo di due occhi colmi di un'infinita stanchezza.
— A quest'ora?
— Non esiste ora per chi serve la Giustizia.
L'uomo crollò il capo, lo scosse dolcemente e si allontanò con delicatezza dalla suadente signora mentre questa lasciava scivolare le dita della sua mano sulla flanella del cappotto.
— Ma la vedrò a lezione la settimana prossima?
— Senza dubbio.
— Si ricordi delle tavole...
— Certamente.
— Se ha bisogno di un consiglio...
— La chiamerò volentieri.
— Allora buona serata...
— Buonasera.
— ...a mercoledì...
— ...
— ...tenente Tenebra.
Questa gibella è stata pubblicata anche su La mandria pazza (cos'è?).
lunedì 16 ottobre 2006
domenica 8 ottobre 2006
Corrispondenze
Anche in pieno giorno, in estate, l'ufficio del commissario Rabdomant era sul genere notturno. A maggior ragione in piena notte d'inverno. Una lampada a reostato vi diffondeva appena la luce necessaria. I ninnoli stile Impero che ornavano la biblioteca emergevano dalla notte dei tempi e la finestra a doppi vetri dava sulla notte della città. Appena faceva giorno, venivano tirate le tende. A qualsiasi ora del giorno o della notte, regnava un odore di caffè che disponeva alla riflessione e faceva parlare a voce piuttosto bassa.
Rabdomant | Lei non dovrebbe essere di servizio, stasera, Pastor: chi sostituisce? |
Pastor | L'ispettore Caregga, Signore, si è innamorato. |
Rabdomant | Caffè? |
Pastor | Volentieri. |
Rabdomant | A quest'ora lo faccio io, sarà meno buono di quello di Elisabeth. E così Caregga è innamorato? |
Pastor | Di un'estetista, Signore. |
Rabdomant | Quanti colleghi ha sostituito questa settimana, Pastor? |
Pastor | Tre, Signore. |
Rabdomant | Quando dorme? |
Pastor | Un po' qua, un po' là, a piccole dosi. |
Rabdomant | Anche questo è un metodo. |
Pastor | È il suo, Signore, l'ho adottato. |
Rabdomant | Lei è ruffiano e discreto come un maggiordomo inglese, Pastor. |
Pastor | Il suo caffè è eccellente, Signore. |
(da La fata carabina, di Daniel Pennac)
Per chi conosce il tenente Tenebra... è o non è lui?!?
giovedì 5 ottobre 2006
Solitudine
Sono le sei e mezza di mattina. La prima luce dell'aurora si fa a fatica strada nel cielo scandinavo, rannuvolato come sempre.
Una voce riecheggia.
Gol.
Gol.
Gol.
Gol.
Gol.
Gol.
Gol.
Gol.
...
...
...
La voce si allontana.
martedì 19 settembre 2006
Forum aperto
Il forum è aperto; lasciate un commento a questo post con la vostra risposta a questo annoso quesito:
domenica 10 settembre 2006
Μῆνιν ἄειδε, θεὰ...
Lo sapevate? Quest'estate mi sono fatto due grasse settimane di vacanza in Grecia. Sì, lo so che lo sapevate. Sapevatelo!
Bene. E con ciò? Beh, avete presente quei magici ed esaltanti pomeriggi settembrini che si trascorrono a casa di amici e/o parenti a visionare LE DIAPOSITIVE DELLA VACANZA?! Yes, I know you like it. Ed è per questo che ho deciso di farvi omaggio di tutte le quattrocentosettantasette foto che ho scattato in Grecia, più le settantaquattro che ho fatto qui a Göteborg, per un totale netto di cinquecentocinquantuno, tutte corredate di dettagliato commento. Al ritmo di due foto al minuto, ci impiegheremo soltanto quattro ore, trentacinque minuti e trenta secondi. Allora, si fa? Vado?!
No, tranquilli. Vi risparmio. Per quelli di voi però che sono DAVVERO interessati, ho pensato di pubblicare qualche brano del diario di viaggio che Caterina (alias Katthy) ed io abbiamo redatto, più qualche foto simpatica come premio-fedeltà. Contenti? Ne ero sicuro.
Prima di tutto, però: ci siamo divertiti? Giudicate voi stessi.
Akrotiri (Santorini), 20 Agosto, ore 6:48
Il sonno dei due viandanti viene interrotto da un rumore cupo e continuo.
D (pieno di sonno): Ma che è 'sto rumore?
K: Il treno!
D: Eh, il treno...
K: L'autostrada! (NdR: Santorini misura 30 km da parte a parte)
D: Mmm...
K: Il terremoto allora!
D: Eh... a chest'ora?
Breve compendio di espressioni di uso corrente nell'Ellade moderna:
- Un dedalo di strade;
- Un'impresa ciclopica;
- Una forza erculea;
- Caduta di pathos;
- Una sistemazione spartana;
- Fare una tragedia greca.
A certa gente basta davvero poco per divertirsi.
"Persona" in greco si dice "άτομο" ("atomo"); "due" invece si dice "δύο" (più o meno suona come "dio"). La scoperta di ciò ha scatenato una girandola di esilaranti considerazioni, sullo stile di:
K (colta da un raptus di romanticismo): Da sola sono solo un atomo, mentre insieme siamo un dio!
oppure:
D: "Guagliù, quanti atomi siamo stasera?" "Mah, 1027, 1028..."
Finalmente completiamo il trittico degli arredi tristi. Dopo "Bici triste", pubblicata su questo blog tempo addietro, ecco a voi "Ombrellone triste" e "Tavolino triste".
Il vostro bambino preferito in uno dei suoi giochi preferiti.
Santorini, pomeriggio del 30 Agosto
Di ritorno dalla spiaggia di Kamari, il controllore dell'autobus stacca i biglietti per i passeggeri. Subito dopo di noi lo sentiamo rivolgersi a due slavate fanciulle di evidente discendenza teutonica.
Controllore: This is a one-way ticket!
Fanciulla 1: ???
C: Where you to go?
F1: Ehm... ehm...
F2: Kam... Kemo... Kima...
C: ...
F2: Kamari! Kamari beach!
Al che il controllore replica (in inglese, ma permettetemi di riportarlo in napoletano, se no non rende):
C: Simmo jute vinte vote a Kkamari!
Volta le spalle e se ne va indignato.
lunedì 4 settembre 2006
Impressioni di settembre
Quante gocce di rugiada intorno a me,
Cerco il sole ma non c'è...
Dorme ancora la campagna, forse no,
È sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odore della terra, odor di grano,
Sale adagio verso me
E la vita nel mio petto batte piano,
Respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno e ancor più in là,
Sembra quasi un mare l'erba
E leggero il mio pensiero vola là,
Ho quasi paura che si perda...
[...]
giovedì 10 agosto 2006
Ricordi d'infanzia
Ne ho parlato un po' di tempo fa e avevo promesso di ripassarci... ed allora, eccolo a voi: il mio mangiadischi.
Vi siete emozionati? Beh, questo è niente. Ora vi faccio piangere.
Improvvisamente mi sento molto vecchio :'-(
Napoli chiama, Göteborg risponde
Come forse alcuni di voi già sapranno, in questi giorni ho ricevuto la piacevole visita del personaggio mitologico qui ritratto nel goliardico atto di pipparsi un volume imprecisato di elio.
I giorni della sua permanenza scandinava sono stati allietati da una successione di eventi ameni, dei quali le seguenti foto intendono recare testimonianza.
Questa si commenta da sola.
Che dire della prossima? Due bambini. Per la cronaca, alla fine ho perso.
Notare la differenza: la bimba sulla destra si arrampica come un gatto, mentre il poveraccio sulla sinistra, dall'aria stranamente familiare, dimostra tutto il suo attaccamento alla vita aggrappandosi con ogni fibra del suo corpo alla parete.
Insomma, avete capito? Qua si parea.
mercoledì 19 luglio 2006
Filastrocche e canzuncelle
La bella lavanderina
che lava i fazzoletti
neri poveretti
della città...
Vi ricordate di questa canzone per bambini? Io avevo il quarantacinque giri e lo ascoltavo nel mio fantastico mangiadischi arancione (il quale meriterebbe un post a sé stante). Quello su cui riflettevo è: i fazzoletti neri?!? Ma questa gente, cosa scatarra? E perché non se lo lavano loro, il fazzoletto? O quale ingiustizia nei confronti della povera lavanderina... lavanderina immigrata, probabilmente, perché gli italiani, si sa, i lavori sporchi non li vogliono fare più.
mercoledì 12 luglio 2006
Potere occulto
È appurato: porto peste. Due prove di ciò:
- boicotto il mondiale e l'Italia vince;
- qualche tempo fa, proprio su questo blog, nomino Syd Barrett, ed ecco che l'altro ieri lui ci muore (a proposito, voglio vedervi tutti col lutto al braccio).
lunedì 10 luglio 2006
Parole spartiacque
Sì, lo so, un altro post sulle lingue straniere :-)
Vi ricordate delle parole spartiacque? Qualche tempo fa era mio costume assillare molti dei miei interlocutori con la seguente (secondo me) arguta definizione: una parola spartiacque è una parola profondamente inutile, completamente sostituibile da un giro di parole e dunque, proprio in quanto tale, indicatrice di una profonda conoscenza della lingua straniera di turno. Tante più parole spartiacque si ricordano, tanto più viscerale è la conoscenza della lingua.
Esempio: una tipica parola spartiacque è battiscopa. Chi ha bisogno della parola battiscopa? Nessuno in verità. Eppure esiste, e probabilmente farà anche la sua porca figura in numerosi dizionari bilingue. Ora la domanda è: come si dirà battiscopa in inglese? O in francese? O in qualunque altra lingua voi parliate? Lo sapete? Se sì, bravi; se no, ricordate che non vale andare a cercarla sul dizionario! Le parole spartiacque, affinché misurino opportunamente la vostra abilità linguistica, devono essere apprese on the road. Misurate dunque la vostra dimestichezza con la lingua che preferite tramite il semplice test qui sotto. Votate per scoprire qual è la parola spartiacque più conosciuta e quale quella meno nota. E infine, lasciate un bel commento al post per raccontare al mondo quanto siete bravi :-)
Buon voto.
giovedì 29 giugno 2006
Il radicale di ieri
A cosa serve imparare le lingue, quando la Rete ti offre traduttori automatici del calibro di Babelfish o di Google Translate? Non solo questi strumenti sono in grado di sostituire completamente il noioso e antiquato lavoro, tradizionale roccaforte di occhialuti consultatori di dizionari, ma svelano anche significati e simbologie nascoste ai più, anche in testi ben noti.
Prendiamo per esempio quel classico della musica leggera che è Yesterday (Lennon-McCartney). Ecco qui di seguito le parole della canzone, la traduzione di Google e l'analisi del significato profondo celato dietro le nostalgiche parole della ballata e messo in luce da Google.
Yesterday, all my troubles seemed so far away. Now it looks as though they're here to stay. | Ieri, tutte le mie difficoltà hanno sembrato così faraway. Ora osserva come se siano qui rimanere. |
Notare il tono confidenziale adottato da McCartney, che si rivolge direttamente all'ascoltatore e gli raccomanda di guardarsi bene intorno facendo finta che le difficoltà siano qui rimanere, benché soltanto ieri esse avessero sembrato così faraway (citazione di Troisi in Non ci resta che piangere).
Oh, I believe in yesterday. | L'OH, credo ieri dentro. |
Ecco cosa preoccupa McCartney: il radicale ossidrile che apparentemente aveva ingerito il giorno prima.
Suddenly, I'm not half the man I used to be, there's a shadow hanging over me. | Improvvisamente, non sono metà dell'uomo che ho usato essere, ci è un'ombra che appende sopra me. |
Il radicale OH lo divora dall'interno, gli procura una diarrea fulminante che lo lascia deperito e debole. Inquietante l'immagine dell'ombra che appende Paul McCartney come se fosse calzino da asciugare.
Oh, yesterday came suddenly. | L'OH, ieri è venuto improvvisamente. |
Non se l'aspettava, e l'ossidrile ha colpito.
Why she had to go I don't know, she wouldn't say. | Perchè ha dovuto andare io non sapere, non direbbe. |
L'intossicazione si aggrava, McCartney perde la capacità di coniugare i verbi e comincia a parlare come gli Indiani d'America dei fumetti di Tex Willer.
I said something wrong, now I long for yesterday. | Ho detto male qualcosa, ora I lungamente per ieri. |
Fortunatamente, se ne rende subito conto (ho detto male qualcosa) e cerca di rimediare. Che la I stia per "iodio", da usare come antidoto all'ossidrile? O forse è la I di ieri?
Yesterday, love was such an easy game to play. Now I need a place to hide away. | Ieri, l'amore era così gioco facile da giocare. Ora ho bisogno di un posto di nascondermi via. |
Umiliato dalle ripetute scariche intestinali, McCartney si arrende alla dura evidenza di aver perso l'amore della sua donna...
Oh, I believe in yesterday. | L'OH, credo ieri dentro. |
...e conclude la canzone maledicendone il responsabile.
Mm mm mm mm mm mm mm | Millimetro millimetro millimetro millimetro millimetro millimetro millimetro |
Qui ci sono due interpretazioni: o vi buttate sullo psichedelico (ma pesante, roba da farvi considerare le canzoni di Syd Barrett sillogismi aristotelici), oppure lo leggete come un inno alle unità non-SI, alle quali McCartney (da bravo inglese) è molto affezionato.
Pare, tra l'altro, che se si fa suonare al contrario la versione tradotta (quella SEGRETA!) si possa distinguere chiaramente Ringo Starr che si soffia il naso.
sabato 17 giugno 2006
Cultura scandinava
Secondo Wikipedia, lo svedese è l'ottantanovesima lingua del mondo per numero di parlanti. Sulla base di questo dato scientifico, deduco che non molti di voi siano stati iniziati alle delizie degli idiomi scandinavi: è dunque per questo che vi voglio raccontare qualcosa sulla lingua che si parla qui, perché spesso la lingua rispecchia lo spirito del popolo che la parla e aiuta a comprenderne la mentalità.
Dunque, i vichinghi. Avete presente, no? Elmi con le corna, gilet di pelliccia, barbe lunghe... personcine per bene, eh. Un po' rozzi, forse, specie agli occhi di noi mediterranei, che siamo cresciuti circondati dalla bellezza del nostro paese e dalle tavole imbandite di piatti nostrani. Ecco: quali sono le due cose per le quali l'Italia è più nota al mondo? Mafia a parte, io direi che sono la cucina e l'arte. Ed ecco come gli svedesi si pongono rispetto alle nostre radici.
Per esempio, ortaggio in svedese si dice grönsak; letteralmente, coso verde, il che la dice lunga sulla loro dimestichezza con qualsiasi tipo di cibo che non muggisca, grufoli, o cresca sotto terra. Ci sono rimasto molto male, però, quando mi hanno fatto notare che verdura vuol dire esattamente la stessa cosa :-| Ma comunque continuo a immaginarmi questa nave vichinga ormeggiata a Mergellina, e sul molo questi due tizi biondi, un metro e novanta a testa, barba lunga, elmo con le corna ecc. ecc. che si rigirano fra le mani un fascio di friarielli, se lo passano, lo studiano... e poi si guardano e concordano: "coso verde".
L'arte, poi. Come la vedono gli svedesi? Arte in svedese si dice konst; konstig, però, che è l'aggettivo derivato da konst (e che quindi dovrebbe voler dire artistico), vuol dire in realtà strano. A me questo sembra abbastanza notevole :-) In realtà, se ci pensate bene, artistico viene da artista, e non da arte... ed è così anche in svedese. Ma comunque, continuo a immaginarmi i due vichinghi di cui sopra che si aggirano per la Cappella Sistina, osservano quei muri enormi tutti dipinti, aggrottano le sopracciglia nello sforzo supremo di comprendere perché mai non hanno semplicemente imbiancato tutto... e poi si guardano e concordano: "konstigt".
Insomma, i vichinghi. Gente semplice, ma nonostante tutto anche saggia. Per esempio, gift vuol dire sia sposato che veleno. E poi ci sono i proverbi! Per esempio, först till kvarn får först mala vuol dire, letteralmente, il primo che arriva al mulino ha la farina per primo. Oltre a fare quasi rima in italiano, traduce più o meno (rovesciandolo) il concetto di chi tardi arriva, male alloggia. Il mio proverbio preferito, comunque, rimane questo: ju fler kockar, desto sämre soppa. Letteralmente: tanti più cuochi ci sono, tanto peggiore viene la minestra. In altre parole: cu troppi galli a cantà nun schiara maje juorno. Finalmente un sorriso sul volto dei due vichinghi.
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venerdì 9 giugno 2006
Lo sciopero del pallone
Nove giugno duemilasei. Come voi ben sapete, oggi iniziano i Mondiali di calcio in Germania. Vi voglio proporre di aderire alla mia personale iniziativa di protesta: lo sciopero del pallone.
Chi mi conosce sa già che è da un po' che ho smesso di interessarmi alle allegre vicende del pallone nostrano. Non so quando o perché questo sia successo... piano piano mi sono andato disilludendo, è stato un passaggio graduale che mi ha lasciato estremamente disgustato verso il concetto di ventidue ragazzoni in mutande che vengono pagati milioni di euro per rincorrersi gaiamente su un bel prato verde dove nascono speranze. Pensateci un attimo: MILIONI di euro... la mia busta paga ha tre zeri in meno.
Ma non voglio fare polemiche di stampo moralista contro il calcio corrotto. Penso che TV e giornali italiani vi stiano bombardando a sufficienza con queste chiacchiere da bar (o è già finita? Si parla ancora del mega-scandalo o ormai ci si concentra tutti sulla Nazionale?). Dire che "il calcio non è più quello di una volta", "i calciatori guadagnano troppo" o "è tutta colpa delle pay-tv" è diventato un comodo e rassicurante luogo comune. Persino i calciatori sarebbero d'accordo :-)
Io vi voglio proporre un passo in più: scioperiamo. Non guardiamo questi cacchio di Mondiali. Se davvero siamo nauseati dalla corruzione nel mondo del pallone, se davvero rimpiangiamo il calcio pulito (che poi, diciamoci la verità, l'abbiamo mai visto?), allora non possiamo guardare questi Mondiali. Sappiamo benissimo che l'unico modo per manifestare il proprio dissenso è colpire gli interessi economici; e allora io vi dico: non guardiamo le partite. Non leggiamo i giornali. Non leggiamo le notizie su Internet. Non parliamone con gli amici. Disinteressiamoci completamente a quello che succede in Germania.
Questo è quello che farò io. Davvero, non me la sento di accendere la TV e guardare i ventidue mutandoni di cui sopra sgambettare sulle praterie teutoniche. Magari quest'astensione non servirà a niente (certo però male non farà), e sono sicuro che nessuno di voi aderirà all'appello, tanto forte è il richiamo del pallone. Lasciate che vi faccia una domanda, allora: come fate? Cosa vi racconterete quando leggerete che la Germania ha conquistato la qualificazione battendo lo Swaziland con un rigore all'ottantasettesimo minuto? E anche se pastette del genere non dovessero verificarsi, anche se tutto sembrasse pulito, come fareste a fidarvi? Come fate a crederci ancora? Sarei ansioso di leggere i vostri commenti.
domenica 28 maggio 2006
Il risveglio
Quando Bemolle riaprì gli occhi, tutto ciò che vide fu dell'intenso, vellutato colore nero. "Oh great, sono finito di nuovo nel carburatore della Y10", pensò con insopportabile autocommiserazione. Immediatamente, però, si accorse che non c'era il solito odore di benzina senza piombo, né i suoi arti sembravano essere costretti in pochi centimetri cubici; anzi, a mano a mano che i suoi plessi nervosi periferici abbandonavano la letargia che li aveva colti quand'era caduto come corpo morto cade, Bemolle prese gradualmente coscienza del fatto di giacere prono, a quattro di bastoni, su una superficie umida, dura e che sapeva di mattonella.
Con grande fatica, ma anche con grande soddisfazione (perché ogni cosa che costa grande sforzo, sudore, lacrime e, talvolta, sangue, se portata a compimento con successo, o almeno evitando tragici fallimenti, fornisce enorme gratificazione a colui – o colei – che, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l'acqua perigliosa e guata; oggi, insomma, è proprio giorno di citazioni dantesche), Bemolle raccolse le sue esigue forze e assunse finalmente una postura più degna dell'attributo di "bipede" conferito da svariate enciclopedie, siti web e altri Greatest Hits dello scibile umano, al genere Homo Sapiens Sapiens. Compito a casa per il lettore diligente: analisi logica e analisi del periodo di questo paragrafo.
Insomma, Bemolle: non perdiamo di vista il nostro gaio protagonista, mentre controlla l'integrità delle principali articolazioni del suo apparato locomotore. Ma com'è che si è ritrovato faccia a terra, nel suo vicolo, a pochi passi dalla sua tenda? Bemolle non rammentava nulla del suo trapasso. L'ultimo ricordo che conservava era l'odore della sua flatulenza frammisto a quello di trielina, e poi si era ritrovato con gli incisivi nel porfido. Che gli stesse tornando quella dannata narcolessia isterica? Eppure credeva di essersene liberato per sempre, grazie a quella formidabile dieta del peperoncino che aveva trovato su Donna Moderna... una vera panacea. Ma, evidentemente, non era bastata. Rassegnato, estrasse l'ennesimo jalapeño dalla tasca, lo addentò con determinazione e, masticando e lacrimando, si diresse verso la sua tenda, deciso a trascorrere almeno qualche ora sì privo di sensi, ma non a diretto contatto con il marciapiede.
Fu solo mentre apriva la lampo che si accorse dello scubidù per terra.
Questa gibella è stata pubblicata anche su La mandria pazza (cos'è?).
giovedì 25 maggio 2006
Ma allora qua parliamo e non ci capiamo?!?
Ma perché nessuno lascia commenti agli interessantissimi post che faccio sul mio blog, mentre nei blog altrui tre righe scombinate suscitano discussioni infinite sui fiocchi d'avena, sul positivismo storiografico, sull'origine del caso ablativo e quant'altro? Non è bello però. :-|
martedì 23 maggio 2006
A Nicla
Cara Nicla,
ecco la dedica che non ti sono riuscito a scrivere:
Stringi i pugni, guardati dentro, e facciamo insieme il resto della strada... più è lunga, più fa piacere avere compagnia!
E comunque io non ho messo lauree nel pedone del Trivial :-D
mercoledì 17 maggio 2006
Good times, bad times
È da un po' che non posto qualcosa... ma contrariamente alle voci che sono circolate, vi posso assicurare che sono ancora qui per voi. Smentisco ufficialmente che:
- sono rimasto vittima di un attacco di dissenteria fulminante;
- ho ricevuto l'incarico di Presidente del Consiglio;
- sono rimasto coinvolto nello scandalo Juve.
Ieri sera si era tre amici al pub, tutti ferventi amanti della caro rock anni '70... la musica seria, insomma :-) Vi sottopongo un paio di estratti delle nostre conversazioni: cosa si dice quando la birra comincia a salire in testa; perdonate la scadente trascrizione delle parti in napoletano... si fa quel che si può.
Io - Palumbo, ma tu che ne pensi di questo filo conduttore: Dante, Beethoven, Ritchie Blackmore?
Palumbo - Ma non lo so... Dante è troppo gruosso!
Lucio - Cchiù gruosso 'e Maradona?!?
[...]
Io - Uà, guagliù, ma noi dovevamo nascere trent'anni prima!
Lucio - Sì, avere diciott'anni nel '68!
Palumbo - Pensate se ci conoscevamo nel '70.
Lucio - Saremmo morti di eroina nell'81.
mercoledì 10 maggio 2006
La chiamata / 2
— Cosa fai qui? — chiese Bemolle.
L'uomo annuì con condiscendenza, protese le labbra con l'aria di chi avrebbe troppe cose da raccontare ma non il tempo per farlo e infine indicò lo scubidù, seguito dallo sguardo di Bemolle.
— Uno scubidù qui? Davanti alla mia tenda? Ah, aspetta... mi pare di riconoscerti! Ci siamo incontrati alla manifestazione della settimana scorsa, no? Mi devi scusare ma non ricordo il tuo nome... com'era, com'era?
La voce dell'uomo aveva qualcosa di ancestrale.
— Io ho molti nomi. Sono qui perché anche tu possa finalmente averne uno.
Bemolle tremò, per la seconda volta nel corso della serata. Aveva la spiacevole sensazione che la voce dell'uomo non fosse un suono, ma che risuonasse direttamente nella sua mente, senza dover passare la tediosa trafila laringe -> vibrazione -> onda -> timpano -> orecchio interno -> cervello. Per quanto la cosa potesse sembrare comoda, Bemolle era un tradizionalista. La novità della cosa lo metteva visibilmente a disagio.
— Ma io ce l'ho già un nome... Mi chiamo Bemolle. — fece con voce tremante, protendendo perfino timidamente la destra verso lo sconosciuto — Immaginavo che non te ne ricordassi neanche tu, d'altra parte ci siamo a stento presentati...
— Caro il mio Bemoccolo, ti parlo di un nome che ti sopravviverà. Un nome antico come i deserti e mutevole come le nuvole, un nome che ti scorrerà addosso e ti impregnerà con la sua immanenza — e poi, dopo una pausa a effetto, aggiunse — Un nome da profeta.
— Un profeta... io?
— Tu sei stato scelto.
Bemolle cadde in ginocchio. Le lacrime sgorgavano copiose.
— Ma chi sei?... chi sei?
— Sono venuto per portarti via. Io sono il Kwisatz.
Questa gibella è stata pubblicata anche su La mandria pazza (cos'è?).
sabato 6 maggio 2006
La chiamata / 1
Dopo un'intera giornata passata a inseguire tovaglioli portati via dal vento, persino una mente congenitamente vessata e sottomessa come quella di Bemolle cominciava a mostrare i primi segni di cedimento, come attacchi fulminanti di nevralgia del trigemino, sporadici episodi di onicofagia acuta e un aumento misurabile della frequenza di scaccolamento. Come ogni giovedì sera, poi, si era fatto incastrare dai suoi vecchi amici del circolo di manomissione cancelli e aveva passato un paio di orette in compagnia di diverse paia di ascelle sudate, nascosto in un sottoscala ad aspettare che quei testardi operai della FAAC si rassegnassero all'apparente evidenza che la cellula fotoelettrica avesse trovato il modo di secernere spontaneamente frappè all'amarena. Ma nemmeno simili goliardie erano riuscite a distrarlo dalla vacuità del dì appena trascorso, neanche l'ottusità dei due muscolosi manovali, incapaci di accorgersi dell'inquietante verità gnoseologica a cui la secrezione zuccherina alludeva. Anzi, ciò che una volta lo avrebbe fatto sorridere ora gli procurava soltanto un fastidioso prurito.
Fu pertanto in questo umore spleen che Bemolle aprì la lampo della canadese quadriposto e si accomiatò dalla festosa compagnia che celebrava la felice riuscita dell'ennesimo atto di disobbedienza civile. I suoi piedi scalzi percepirono il freddo e l'umido del marciapiede, i capelli sulla nuca gli si rizzarono per lo sbalzo di temparatura e un brivido gli corse lungo la schiena, la gamba destra, il piede e di nuovo la gamba per poi attraversargli la vescica e arrestarsi in corrispondenza della sua maniglia dell'amore sinistra. I suoi occhi si stavano ormai abituando all'oscurità e poteva già distinguere la luce delle stelle e l'ombra netta proiettata dalla costellazione del Cucchiaio a Vapore, che lo avrebbe guidato senza fallo alla sicurtà del suo accogliente iglù da campeggio e al rassicurante ronzio del traliccio Ferdinando. In quanti dolci sonni si era lasciato cullare dal suo traliccio protettore! Bemolle sentiva davvero che era diventato impossibile farne a meno, che aveva ormai sviluppato una completa assuefazione alle sue frequenze acustiche. Peraltro, era in qualche modo sicuro che anche il traliccio provasse sentimenti simili verso di lui.
Bemolle giunse nei pressi della tenda quando ormai già si intravedevano le prime luci dell'alba. A circa dieci passi si fermò, fece una scorreggia, fischiettò le prime note di "Minor Swing" e subito si accorse che c'era qualcosa che non andava. Il vicolo era stranamente silenzioso, l'odore di trielina era più intenso e, tra l'altro, aveva dimenticato i pantaloni alla festa; ma, soprattutto, c'era un uomo calvo, di carnagione scura, che sedeva a gambe raccolte accanto alla tenda mentre intrecciava con nonchalance uno scubidù. Indossava semplicemente una maglietta e dei pantaloncini, i cui colori sarebbero ben descritti come l'equivalente cromatico di un gatto col mal di pancia che miagola mentre raspa freneticamente con le quattro zampe su una lavagna.
Bemolle fece tre passi avanti e l'uomo finalmente lo notò, volse lo sguardo su di lui e con maestosa lentezza si erse in tutta la sua modesta statura.
Questa gibella è stata pubblicata anche su La mandria pazza (cos'è?).
giovedì 4 maggio 2006
www.cazzeggio.it
È ovvio che se uno perde una quantità sufficiente di tempo a cazzeggiare sul web, prima o poi incappa in qualcosa di interessante. Oggi vi fornisco un paio di link di profonda inutilità (d'altra parte vi ho promesso amenità, quisquiglie e pinzillacchere) ma oziosamente interessanti.
Prima di tutto guardate questa foto:
Il tizio si chiama Julian Beever e dipinge i marciapiedi con i gessetti... un po' come fanno i madonnari nostrani. La figata è che i suoi disegni, visti da una certa prospettiva, appaiono tridimensionali. Sulla sua homepage ci sono diverse foto di sue opere... ho scelto questa perché mi ha ricordato le litografie di Escher, come anche questo autoritratto.
Gli altri link che condivido con voi saranno molto utili a quegli emigranti che, come me, ci tengono sempre a specificare ai barbari di turno (che pensano all'Italia come ad un posto dove tutti suonano il mandolino e si vestono da Pulcinella) che siamo prima napoletani e poi italiani, che la pizza non è italiana ma NAPOLETANA, e così via. Ecco a voi un sito con un sacco di materiale su Napule (foto, ricette, modi di dire, etimologia di alcune parole in dialetto... il tutto in italiano, però) e addirittura un corso di napoletano per americani! Ora potrete spiegare a tutto il mondo la differenza tra 'o cafè e 'o ccafè...
martedì 2 maggio 2006
Cena sociale
Primo maggio, festa del lavoro. Gli italiani di Svezia, in collaborazione con gli svedesi d'Italia, organizzano una gigantesca cena per celebrare:
- il lavoro;
- la festa del lavoro;
- il diritto allo sciopero;
- l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma soprattutto:
- la lasagna fatta a mano di Francesco.
Purtroppo al buon Kåre il giuoco non è piaciuto troppo. Nascono disquisizioni dotte sulla preparazione di lasagna, béchamel, sugo alla bolognese (il sugo bollonneise è sbagliato... citazione per i più colti)...
Pare che tanta discussione dia i suoi frutti, perché alla fine la lasagna esce SPETTACOLARE. La migliore lasagna della mia vita. Nel frattempo l'ilare sguattero Leonardo si dedica alla preparazione della sua rinomata zuppa inglese.
La gente comincia ad arrivare, ed anche se c'è peluria di mezzi (forchette, coltelli, piatti, sedie, tavolini...) e magna copia di esofagi, in un modo o nell'altro tutti riescono a mangiare in maniera più o meno civile; per di più, un miracolo della ridistribuzione delle risorse (leggi: puro culo) fa sì che tutti si sazino ma che non avanzi quasi niente. Foto di gruppo fatta durante il secondo:
E il vostro ometto preferito, dov'è? Eccolo qui. Non si smentisce mai.
Fauci spalancate e puparuolo 'mbuttunato in bocca. Alla prossima...
Cortège 2006
Alcuni di voi ne avranno probabilmente sentito parlare... il 30 aprile di ogni anno, in Svezia è festa grande. Ma grande GRANDE. Secondo i giornali, nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio un giovane su tre si è ubriacato pesantemente. E cosa si celebra di tanto importante? Beh, si celebra l'arrivo della primavera... e fate poco gli spiritosi sul fatto che la primavera in Svezia arriva il primo maggio perché qua si va ancora in bici con i guanti :-)
Contestualmente alla grande festa, gli studenti di Chalmers (l'università dove studio io) organizzano una lepida parata: il Cortège, con carri, banda, majorette, ricchi premi e cotillons. Ecco a voi alcune delle foto più significative della parata, che quest'anno (per inciso) si è svolta sotto un'allegra pioggia battente, per la gioia degli spettatori (tipo me) nonché dei poveri personaggini che sono stati costretti a fare le stesse scenette sui carri per tre ore di fila.
L'ometto a sinistra lo conoscete... quello a destra è Francesco, studente Erasmus pugliese in trasferta scandinava. Notare i cappucci causa pioggia di cui sopra.
È chiaro che vi fornisco solo gli highlights; la mega-stone del curling mi sembrava appropriata. Vi segnalo due particolari notevoli: i tizi sulla destra con le mega scope, e la scarpa da ginnastica che si intravede sotto il veicolo infernale :-D
domenica 30 aprile 2006
Sondaggione!
Avete odiato gli exit poll delle recenti elezioni politiche? Non avete mai capito che c'entrano le forchette con i sondaggi d'opinione? Sbagliate tutti gli esercizi di calcolo combinatorio? Il suono della parola "statistica" vi fa venire la pelle d'oca?
Per tutti voi, oggi novità: un bel sondaggione. Votate numerosi.
giovedì 27 aprile 2006
Quarto potere
A volte mi chiedo perché leggo Repubblica. Intendiamoci, non è malissimo... la versione cartacea porta a volte editoriali di tizi potenti (tipo Michele Serra, Stefano Benni, etc.) e la versione elettronica ha un paio di rubriche carine (tipo Lessico e Nuvole). Tuttavia, checché ne dica il nostro ex (!) Presidente del Consiglio, Repubblica certo non è un giornale che si sbilanci troppo... politicamente, intendo. Dire che Repubblica è una testata di sinistra è un po' come dire che Playboy è una rivista porno... avete presente cosa intendo, no? Lo so che avete presente ;-) Tra l'altro (visto che siamo in tema), lasciatemi sottolineare anche la recente tendenza dei giornalisti di repubblica.it alla mercificazione del corpo femminile... si vede dal fatto che ormai non passano due giorni senza che pubblichino una nuova galleria fotografica, in cui modelle più o meno efebiche e alquanto desnude palesano numerosi metri quadri di scollatura e/o chilometri di cosce. Il modello Panorama, insomma: copertina con titolone tipo "La sfida del peer-to-peer" su femminone nudo che c'entra ben poco ma, ahimé, vende. Insomma, Repubblica: non proprio giornalismo d'avanguardia, ma sempre meglio di un calcio nei coglioni.
Ieri, però, mi sono improvvisamente ricordato perché leggo Repubblica. Lo faccio perché, di tanto in tanto, pubblicano notizie come questa. Leggetela anche voi... e quando avete finito date un'occhiata a quella galleria di ragazze ai box di Formula 1... veramente notevole :-)
martedì 25 aprile 2006
Bici triste!
lunedì 24 aprile 2006
Internet-archeologia
Non so se avete visto i titoli dei giornali ultimamente, ma non si fa altro che parlare del mio blog! Anche per strada mi è capitato un paio di volte di sentire la gente che ne parlava... un successone, insomma :-)
Talmente un successone che, com'era prevedibile, personcine di nazionalità disparate mi hanno chiesto se i post saranno solo in italiano. A dire il vero mi ero già posto il problema, ma una soluzione ancora non l'ho trovata. E quindi? E quindi sentite che grandissima idea: ho pensato di fare un post trilingue!! Bella cazzata, eh?! Lo so. È un esercizietto pericolosissimo, perché ci sarà sempre quello che si mette a leggere la tua traduzione, ti sputtana tutti gli errori e ti mette alla graticola. Tra l'altro, nel passaggio da italiano a inglese si perderanno sicuramente parecchie sfumature... per non parlare dello svedese! Quindi siate clementi nei confronti di questa e-stele di Rosetta... ricordatevi che io per campare programmo in FORTRAN77!
I wonder if you have seen the newspaper headings lately... everyone is talking about my blog! I even met a couple of people discussing about it in the street... definitely a great success :-)
Such a great success that, as was easily predictable, folks from all around the globe (!) have been asking if I'm going to post only in Italian. To tell the truth, I had already pondered a little about this problem, but I haven't come up with a solution yet. So? So check out this GREAT idea: I thought I would make a trilingual post!! Dumb, isn't it?! I know. It's an utterly dangerous feat, since you will always come across someone who reads your translation, exposes all your mistakes and chastises you in public. Additionally, I have dropped a number of shades of meaning in the Italian-English translation... not to mention Swedish! So please be kind to my e-Rosetta stone... remember that I write FORTRAN77 code for a living!
Undrar om ni har sett tidningsrubrikerna helt nyligen... alla pratar om min blogg! Jag har också träffat ett par människor på gatan som pratade om den... en riktigt stor succé :-)
Så stor att, som var lätt att förutsäga, folk från hela världen (!) frågade om inläggen ska vara endast på italienska. Jag hade redan funderat lite grann på den här problemen, egentligen, men hade inte hittat någon lösning. Så? Så kolla på min härliga idé: jag tänkte på att göra ett trespråkigt inlägg! Va dumt, eller?! Ja, jag vet. Det är en mycket farlig övning, eftersom det ska alltid finnas någon som läser översättningen, hittar alla felen och berättar för resten av världen. Ett stort antal nyanser försvann också i den italienska-engelska översättningen... och ännu flera i den svenska! Så var snälla mot min e-Rosettasten... kom ihåg att jag skriver FORTRAN77-program för mitt uppehälle!
domenica 23 aprile 2006
Chi ben comincia...
... e quindi FORSE finalmente ce l'abbiamo fatta. FOR-ZE. Sono mesi ormai (da quando ho visto il blog di Diego!) che mi ero ripromesso di organizzarmi un blog, ma per un motivo o per un altro (leggi: niente collegamento a Internet per due mesi) sono sempre stato costretto a rimandarne l'inaugurazione. Ma ora ci siamo.
Sento di dovere due parole di spiegazione a tutti quelli che, in un momento o in un altro, mi hanno sentito inveire contro i blog... tra questi annovero almeno me stesso! Sì, è vero, l'ho detto, ho detto che il concetto stesso di blog si basa sulla immodesta assunzione che a qualcuno gliene freghi qualcosa dei tuoi deliri... ehm, e tutto sommato lo credo ancora :-) Però ho pensato anche che un blog è un modo simpatico, flessibile e gggiovane di raccontare a parenti, amici e conoscenti le mirabolanti avventure scandinave del vostro cervello in fuga preferito (io). E poi ogni tanto mi vengono delle battute veramente fantastiche (tutti voi mi conoscete come un grandissimo umorista) e non ho nessuno a cui raccontarle! Insomma, se non lo avete ancora capito questo blog sarà la colonna fecale del mio cervello, la sansa della mia materia grigia, il macinato del maiale della mia razionalità... e voi ve lo sorbirete TUTTO. :-D Vi prometto che esploreremo insieme la terra di nessuno tra sonno e veglia, i mezzi pensieri al limite dell'autocoscienza, i random walk mentali antelucani... chi faceva parte della mia mailing list due anni fa forse si ricorda di cosa parlo. So che tutto ciò vi esalta oltre misura, quindi la finisco qui.
Postate commenti, mi raccomando! Alla prossima.